Zio Patrick Martignago, il cecchino senza età

PONZANO
Qualcuno sostiene che nella pallacanestro l’età non influenzi le prestazioni di un giocatore e crede invece sia il solo talento e le qualità di un cestista ad attribuirgli minore o maggiore importanza nel team di una squadra. L’esempio di questo pensiero si chiama Patrick Martignago che, a 40 anni compiuti, continua a prendersi beffa dei ragazzini ben più giovani collezionando performance eccezionali, che lo hanno proiettato in vetta alla classifica marcatori della Serie D con 19,4 punti di media/partita. Nella passata stagione Martignago ha condotto la sua squadra alla promozione in Serie D ed ora i suoi canestri stanno trascinando la Polyglass Ponzano che, grazie alla terza vittoria di fila, occupa ora la 4ª posizione in classifica a quota 10. «Siamo in netta crescita dopo un periodo di assestamento nella nuova categoria, il gruppo ascolta i consigli dei giocatori più esperti e di coach Sanesi che sa stimolarci quotidianamente», dice Martignago. Il suo talento cristallino gli permette di segnare i tiri determinanti, ma il vero segreto del suo successo e della sua longevità è la passione per la pallacanestro: «Il profondo amore per la palla a spicchi mi sprona a lavorare costantemente e duramente sia con la squadra sia individualmente, curo anche con attenzione l’alimentazione, ma i sacrifici pagano e i risultati sin qui raggiunti mi inorgogliscono».
Martignano esibisce le proprie doti anche in vari tornei 3vs3, ma questa divertente variante del basket amata da tutti i cestisti è diventata per il giocatore di Ponzano fonte di incredibili emozioni: dopo aver vinto il titolo di campione d’Italia nel 2001, Martignago ha potuto partecipare al torneo 3vs3 disputato a margine di Milano Calibro Kobe, manifestazione che a fine settembre ha portato Bryant in Italia, ed il 40 enne di Montebelluna ha addirittura scambiato due chiacchiere con Black Mamba: «Siamo arrivati a giocarci il trofeo, purtroppo il match si è concluso con una sconfitta, ma Kobe era seduto in mezzo al campo per osservare la nostra sfida, ci ha salutati ed abbiamo scattato alcune foto con lui: indimenticabile». Sono passati parecchi anni da quando Patrick toccò il primo pallone in una palestra sperduta nel Montello, ma il desiderio di andare a canestro e segnare più punti degli avversari sono rimasti intatti. (m.d.z.)
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