Villepreux per i primi quarant’anni del Villorba

Ottocento alla festa della società gialloblù tra indimenticate vecchie glorie e tante giovani promesse
Di Mattia Toffoletto
FRIGO VILLORBA FESTA VILLORBA RUGBY, IN FOTO VILLEPREUX JEAN PIERRE
FRIGO VILLORBA FESTA VILLORBA RUGBY, IN FOTO VILLEPREUX JEAN PIERRE

VILLORBA. Rivedersi, ritrovarsi, riabbracciarsi. Un aneddoto, un ricordo, una pacca sulla spalla. Campioni di ieri e promesse di oggi, vecchie glorie e giovanissime leve, allenatori e dirigenti, amici e simpatizzanti. Quarant'anni si festeggiano una volta sola e il Villorba li ha celebrati degnamente, organizzando una “festa dell'appartenenza”. Almeno 800 aficionados, i colori gialloblù come tratto distintivo, hanno animato l'happening alla sagra di Villorba. Un apposito stand dedicato alla società che disputò il primo campionato nel 1973, un brulicare incessante di fedelissimi, boccali di birra e divertimento fino a notte fonda. C'erano Paul Galon, papà del moglianese Ezio, e Jean Louis Basei. C'erano Giorgio Troncon, padre di “Castoro”, ed Ettore Piras. C'erano Alfonso Fuselli, vicepresidente del Benetton, e Corrado Possamai. C'erano Paolo “Peri” Perazzetta, un'istituzione, e Bruno Cendron, vicepresidente e colonna portante. C'erano l'attuale numero uno Carmelo Schievene, in carica da quattro anni, e Adriano Bazzichetto. Tutti accomunati dall'aver fatto parte o essere oggi legati al Villorba. Una passione che attraversa le generazioni. Ma c'era un ospite, che più degli altri, ha calamitato attenzioni e stimolato viaggi indietro con la memoria: Jean Pierre Villepreux, classe '43, estremo e mediano d'apertura di Brive e Tolosa, ma soprattutto commissario tecnico della nazionale italiana fra 1978 e '81, trainer del Benetton dal 1990 al '92 (uno scudetto) e viceallenatore della Francia dal 1995 al '99. Un mito della pallaovale, il decano dei tecnici di rugby, un punto di riferimento. Villepreux è amico di vecchia data del Villorba, tanto che a lui e all'altro francese Georges Coste è stata intitolata la Club House gialloblù. «Qui conosco tutti e ho tanti amici, Villorba è una seconda città, la mia casa italiana», ha dichiarato Villepreux, impegnato in zona per un corso allenatori a Paderno del Grappa, «Lo scorso settembre, per il centenario del mio club, il Pompadour, il Villorba è venuto in Francia. Magari l'esperienza si potrebbe rifare e stavolta potrebbe essere il Pompadour a venire da voi». Gli è stato chiesto un confronto fra il suo rugby e quello attuale: «È cambiata la preparazione. Adesso ci si allena tutti i giorni, invece quando giocavo io, solo due volte la settimana». Si è parlato dell'avventura celtica della Benetton: «Ha ottenuto buoni risultati, permettendo al rugby italiano di crescere». Sulla nazionale, una risposta che inorgoglisce: «L'Italia è oggi all'altezza delle altre cinque del Sei Nazioni. Il rugby ha goduto di una visibilità che va sfruttata. Adesso la prossima sfida è mantenere lo standard raggiunto: non basta una generazione, bisogna costruire, partendo dalla base. Il ct Brunel ha lavorato benissimo: mi piace la sua idea di gioco collettivo. E la Francia? Non è un bel momento, troppi stranieri nel nostro campionato». La serata è stata un tuffo nella gloriosa storia dei “ricci”: l'occasione per ricordare il kiwi Billy Bush, le vecchie sponsorizzazioni Metalcrom e Imoco (proprio così, la stessa del Conegliano volley), il padre fondatore Franco Casellato o il più forte talento svezzato in epoca recente a Villorba, il trequarti azzurro e del Benetton, Alberto Sgarbi. E c'è poi il futuro: la società annovera 430 tesserati, di cui 397 giocatori (38 allenatori, 16 squadre, 250 baby del minirugby). Quattro ragazzi approdano in Accademia: tre a Mogliano, Jacopo Abram a Brescia. Segnatevi infine questi due nomi: gli Under 20 Francesco Nardi e Andrea “Tonno” Tonini. Potrebbero prendere tosto o tardi strade più importanti.

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