Una vita da mediano Boscolo non si ferma «Finchè ne hai stai lì»

TREVISO. Il 19 luglio ne farà 44 e probabilmente dev’essere, eccetto la categoria portieri, il giocatore in attività più anziano in circolazione, almeno a questi livelli. Senz’altro fra i più vecchi. Andrea Boscolo, per tutti “Boscoletto” per via del suo 1.65, barbetta mefistofelica («piace a mia moglie e per una donna si fa questo e altro») fa il centrocampista all’Unione Sile: nel secolo scorso lo era del Treviso, oltre che di tante altre squadre. Miracolo di longevità, un motorino che ancora dispone di gambe, cuore e passione sufficienti per sgambettare sui campi dei dilettanti. L'hanno visto giocare due generazioni di tifosi e lui è ancora là, a metterci l'anima. Domenica contro il Treviso ha preso 4 reti e, tanto per gradire, è stato pure ammonito. Veneziano del Lido, cresciuto nelle giovanili neroverdi e del Padova (assieme a un certo Alessandro Del Piero), quindi i suoi indimenticabili quattro anni al Treviso (1994-98, 127 presenze e otto reti), mediano di quel leggendario Treviso di Bepi Pillon e del presidente Giovanni Garbellotto, che con tre promozioni di fila dall’Interregionale approdò in serie B. Quindi, in successione, una sfilza di club come Ternana, Spal, Lucchese, Triestina, Arezzo, Reggiana, Pro Vercelli, Montebelluna, Chioggia, Casale, San Donà, Portomansuè, Miranese e persino Castagnole in Prima e Seconda Categoria. Oggi, munito di patentino di mister, fa l’allenatore-giocatore a Silea e passa la palla a ragazzi che potrebbero essere suoi figli.
“Chi te lo fa fare?”. «L’ho sempre detto: finchè ci si diverte vale la pena continuare. A Silea ho trovato una schiera di ragazzini, a parte me e il portiere Saltarel il più vecchio ha 23 anni, quindi posso ancora dare un po’ più d’esperienza in mezzo al campo. Di sicuro non sono più quello di una volta, non ho le capacità atletiche di 20 anni fa, però sono ancora in grado di dare qualche consiglio. Se poi un giorno mi accorgo che riescono a fare a meno di me allora smetterò, magari me lo direte voi. Anche perché la vera sofferenza non è giocare la domenica ma allenarmi in settimana. Io un’altra attività ce l’ho, lavoro in un supermercato, però il mio obiettivo è fare l’allenatore e sedermi in panchina, come potrei abbandonare il calcio, è la mia vita».
Che sensazioni al Tenni… «Assolutamente, è sempre una grande emozione, uno come me non può che avere tanti ricordi: la categoria è quella che è ma ritrovare tanti amici è sempre un piacere».
Il “tuo” Treviso. «Beh, chiaramente come caratura tecnica si è dimostrato nettamente superiore. A noi in verità mancavano i due migliori attaccanti, magari con loro avremmo potuto impensierirli di più, comunque mi pare di una qualità superiore rispetto alle altre, anche se bisogna dimostrarlo in campo. Magari criticano Higuain perché non segna e lui deve ogni volta dimostrare chi è, figuriamoci nei dilettanti. Ogni giorno bisogna metterci forza, determinazione, sempre al servizio della squadra per raggiungere l’obiettivo. Poi se non ci riusciamo naturalmente la colpa è mia, anche se bisogna sempre vedere il modo in cui si perde. Noi dell’Unione Sile qualche partita l’abbiamo anche vinta, per poi perderla a tavolino per errori legati al regolamento: se non mi avvertono che un giocatore è squalificato io lo faccio giocare. Chiaro, siamo ultimi e mi piacerebbe dire che c’è ancora speranza. Mi piacerebbe...».
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