Volley, le pantere del domani: «Noi dell’Imoco non ci accontentiamo mai»
La responsabile del settore giovanile Silvia Giovanardi racconta il progetto Next Gen: «Puntiamo a coltivare i futuri talenti, seguiamo tante atlete di cui si sentirà parlare»

«Il bello di questa società è che non ci si annoia mai. Vincere scudetti non ci spinge a fermarci, anzi: ci stimola a cercare sempre nuovi modi per migliorare». Silvia Giovanardi è da nove anni la responsabile del settore giovanile della Prosecco DOC Imoco Volley. In questo periodo ha lavorato con dedizione per rendere il progetto Imoco Next Gen solido, produttivo e profondamente radicato nel territorio.«La volontà della proprietà, fin dall'inizio, è sempre stata quella di investire sul territorio, con un'attenzione particolare al settore giovanile. Il nostro fiore all’occhiello è rappresentato dalle ragazze della Serie B1, che proprio la scorsa settimana hanno vinto il campionato nazionale Under 18».
Come si inseriscono in questo progetto le collaborazioni con altre squadre del territorio nazionale?
«Società come l’Anderlini, la Visette Volley e la Volley Friends Tor Sapienza fanno parte di un network che coinvolge alcune delle migliori realtà italiane nel settore giovanile. L’Anderlini, in particolare, lavora da anni con i giovani e ha formato atlete come Gaia Giovannini e Alessia Gennari. Questo progetto mira a offrire a un numero sempre maggiore di ragazze la possibilità di intraprendere un percorso serio nella pallavolo, anche in regioni diverse dalla nostra».

Come riesce a tenere sotto controllo tutto questo?
«Si tratta di realtà in cui i rapporti personali sono eccezionali. E sono proprio questi rapporti a rappresentare una garanzia. Non abbiamo accordi scritti: tutto si basa sulla fiducia costruita tra le persone. Una che voglio ringraziare in particolare è Pietro Maschio, che ha capito quanto sia fondamentale avere collaboratori di qualità a cui delegare parte del lavoro».
Secondo lei perché proprio in Veneto si è venuto a creare un settore giovanile così promettente?
«Qui c'è un altissimo livello di professionalità e competenza, non solo tra gli allenatori ma anche nei dirigenti. In altre regioni, purtroppo, questo a volte manca. Inoltre, nel Veneto non mancano le strutture: le palestre ci sono, e le amministrazioni pubbliche sono molto sensibili allo sport. Conegliano, in particolare, è una realtà unica, con una struttura societaria e una dirigenza che raramente si trovano altrove».
Cosa manca ancora alla pallavolo giovanile italiana?
«Con la riforma dello sport e quella del vincolo sportivo, lo sport è destinato a diventare un vero e proprio settore economico e professionale. Questo cambiamento rischia però di penalizzare soprattutto la base del movimento, aumentando i costi. Mi aspetto che le istituzioni pubbliche e le strutture governative sostengano questo passaggio delicato. Altrimenti, saranno le famiglie a dover affrontare costi maggiori, perché le società e le ASD dovranno offrire un servizio che in parte andrà necessariamente pagato. Non può gravare tutto sulle nostre spalle».
Cosa pensa di Bardaro, Adigwe, Eckl e Munarini, che sono riuscite a passare dalla giovanili alla prima squadra?
«Matilde Munarini è un talento, così come le altre. Sono ragazze che hanno seguito tutto il nostro percorso, mettendo pallavolo e scuola sempre al primo posto. Hanno capito di avere qualcosa di speciale, ma anche l'importanza di coltivare quel talento per diventare delle vere campionesse. Inoltre, sono profondamente legate al nostro ambiente: segno che abbiamo fatto un buon lavoro anche sul piano dell’appartenenza».
C’è una giovane promessa di cui sentiremo parlare nei prossimi anni?
«Ce ne sono diverse. Penso ad Alessia Manda, MVP nella finale U18, a Raisa-Andreea Enescu – che non ha ancora compiuto 14 anni ed è già stata premiata come miglior attaccante – così come ad Asia Spaziano e Stella Cornelli. Sono tutte atlete che stiamo seguendo da vicino e che hanno le potenzialità per diventare le future stelle della pallavolo italiana».
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