Tex, il resanese d’Europa. Re del volley con la Russia
Sergio Busato in panchina in Polonia nel successo continentale sulla Germania. «Ora parto per San Pietroburgo ma il cuore resta nella Marca, terra di sportivi»

RESANA. «Un retaggio degli anni ’80». Lo chiama così il suo soprannome, legato ai fumetti, che divorava in assenza di internet. Lo conoscono tutti con quel nomignolo. A Resana, s’intenda. Perchè in Russia è Sergej Ivanic, con il patronimico derivante da Giovanni Busato. “Tex” è la più famosa e duratura serie a fumetti italiana di sempre. Sarà anche per questo che, quando si tratta di vincere, Sergio Busato (Tex per tutti) non sbaglia mai, o quasi. Domenica l’ultimo hurrà, con la “sua” Russia a issarsi in cima all’Europa, battendo la Germania al tie break in Polonia. «Ma l’adrenalina scema subito», riparte Tex, «perchè quando cade a terra l’ultima palla sai che ci sarà presto di nuovo da lavorare. Nel mio caso proprio tra un paio di giorni: comincio una nuova avventura a San Pietroburgo con lo Zenith, da assistente. È la stessa società che nel calcio è guidata da Roberto Mancini, con il timbro Gazprom. Sono elettrizzato perchè è una città fantastica, un posto in cui si respira cultura, architettura, turismo d’avanguardia».
Un mondo così distante dalla sua Resana.
«Che amo, sono resanese doc. Anzi, di San Marco. Lì vivono mia moglie Daiana e i miei due figli. Nicola, 6 anni, inizia la scuola proprio in questi giorni, e poi c’è Simone, 3 anni. Farò più fatica a vederli? È vero, ma in questo momento non sradico la famiglia per il mio lavoro».
La Russia è la sua seconda patria, tanto che canta anche l’inno. Con loro ha vinto tutto, ma è stato disposto a cambiare.
«Tutto cambio. Dopo Rio, ma anche dopo Londra, le grandi come Brasile, Usa, Italia e Russia cambiano quasi tutto. Sono i cicli olimpici. La Russia ha sfiorato il bronzo a Rio, siamo ripartiti bene e oggi cogliamo la medaglia d’oro agli Europei. Ma l’obiettivo finale è Tokyo».
Tex, ma dopo tante Olimpiadi come ha trovato lo stimolo di guidare il Castelfranco, in serie D, nel 2014?
«Bella scelta invece, mi divertivo e mi serviva molto per staccare dagli impegni con la nazionale. E poi ero a casa mia, in un territorio che vive per il volley».
Eppure la Sisley non c’è più.
«La crisi nella nostra provincia è dirigenziale, non certo di talento. E di passione. Pensiamo all’Imoco: c’è un’idea di base lavorata bene, con dirigenti lungimiranti. Non hanno vinto subito, hanno raccolto i risultati nel tempo. Perchè il territorio è ricco di voglia, c’è grande interesse per lo sport e vale la pena investirci. L’addio dei Benetton è stato pesantissimo, ma è mancata la programmazione per rispondere a questa perdita».
La programmazione è un cardine del lavoro in Russia?
«Certo, come la disciplina. È un fondamentale che viene insegnato, come la battuta».
Non avete i vostri Balotelli?
«Eccome. Penso a Spiridonov, un talento che a livello di disciplina è da rivedere».
Come l’Italia agli Europei?
«Mah, io tutti questi disastri non li ho visti. Hanno sbagliato la partita con il Belgio, è vero, ma 12 mesi fa erano in finale a Rio. Nello sport non si diventa brocchi di colpo, le assenze di gente come Zaytsev e Juantorena alla lunga pesano. Ma gente come Giannelli e Lanza è destinata ad andare lontano. E lontano può andare anche una mia concittadina, Emma Cagnin, che si è laureata campionessa d’Europa con l’U16. Tenetela d’occhio».
Riproduzione riservata © Tribuna di Treviso
Leggi anche
Video