Spes Conegliano: soldi pochi, entusiasmo tanto Parte l'ennesima sfida di Giovanni Lucchetta

UOMO-VOLLEY. Giovanni Lucchetta
Ci siamo. Ancora pochi giorni e la Spes Conegliano, la formazione di volley femminile che milita in serie A/1, affronterà tra le mura amiche il suo primo scoglio della nuova stagione: la velleitaria Yamamay che sarà domenica in Veneto con la ferma intenzione di render dura la vita alle ragazze di Marco Gaspari. Inutile dire che i giorni della vigilia han fatto registrare, ancora una volta, numerosi patemi in casa trevigiana, un po' per un avvio di preparazione farraginoso, un po' per una intelaiatura alla quale sono mancate pedine importanti, un po' perché da che Spes e Spes le estati sono contraddistinte da mille complicazioni. Al di là dei risvolti agonistici di un campionato che si spalanca davanti alle «pantere» ricco di incognite, resta oggi il quesito sul come la società affronterà, al terzo anno di A/1 dopo la traumatizzante retrocessione e successivo «ripescaggio» della scorsa stagione, un nuovo campionato sul massimo palcoscenico italiano. I quesiti riguardano, più che i punti sul parquet, l'assetto societario, la solidità economica, la capacità di far fronte ad una gestione pesantissima che non deve più fare i conti sul dilettantismo di periferia ma con la realtà di un campionato infarcito di professioniste. Le perplessità riguardano soprattutto la coerenza tra il sogno sul quale il presidente Giovanni Lucchetta fondò un tempo non lontano l'avventura della Spes a Conegliano e la realtà di un territorio avaro di sponsor ma prodigo di tifo. Per questo campionato e per restare a galla ci vogliono soldi, tanti soldi, oltre che un pizzico di fortuna e quelle qualità che una grande squadra che non vuol retrocedere ancora deve certo avere. Il presidente ha cercato in ogni modo di coinvolgere il territorio, i maggiorenti locali. A caccia di quella solidità societaria presupposto per sviluppare una «mission» più volte conclamata. Una dichiarazione di intenti che da sola è una promessa, una pietra miliare di etica sociale e sportiva sulla quale Lucchetta ha poggiato in passato tutta la sua credibilità. Vale la pena di ripercorrerne i tratti salienti: «Siamo una società sportiva senza fini di lucro orientata a trasmettere emozioni e valori, ma anche ispirata dalla missione di favorire la crescita dei giovani nel difficile cammino per diventare Uomini e Donne. Supportati da aziende e persone che ci permettono di avere le risorse umane e materiali necessarie per perseguire la nostra missione. Stabilire ottimi rapporti con ogni interlocutore è da sempre tra i nostri obiettivi primari. Negli anni questo ci ha consentito di stabilire significative e solide relazioni internazionali, attivando in modo originale progetti culturali ed economici a favore del territorio che ci sostiene». A vederlo in questa luce lo scudetto promesso a Conegliano e vagheggiato da Lucchetta può considerarsi sulla carta già vinto. Lui, abituato da protagonista a costruire (fu antesignano) i prodromi di una Sisley che seppe far grande e che lasciò in mani solide. Dalla quale oggi eredita (dopo la migrazione orogranata a Belluno) un posto ai vertici del movimento trevigiano. Sentendone tutto il peso. La Spes simpatica e bella (sono in molti a rimanere ammaliati al Palazoppas dalle suadenti grazie in campo) comincia un'altra avventura. Lo fa guarda caso incrociando sotto rete una sua ex beniamina, coneglianese doc, Francesca Marcon da due anni a Busto Arsizio. Forse è anche questo un segno del destino. Il passato per Giovanni Lucchetta, ritorna sempre.
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