«Sono Maurizi, mi piace vincere»

A Diego Zanin, il mister di due promozioni consecutive, proproprio come a siamo e saremo tutti riconoscenti, del Treviso è stato uno dei personaggi più amati di sempre e tutti gli augurano le migliori fortune; ma ora al suo posto c’è Agenore Maurizi e a questo punto sarà bene iniziare a conoscere un po’ meglio l’allenatore biancoceleste delle prossime due stagioni.
48 anni il 20 luglio, romano di Colleferro, sposato, due figli. Il nome è quello del nonno, di lontane origini elleniche. Sarà a Treviso in questa settimana, con i suoi collaboratori, a preparare il raduno fissato il 16 luglio, dopodichè ritiro in montagna (sede da stabilire) fino alla Coppa Italia. Questa è la sua prima intervista da biancoceleste.
«La proposta è stata di Traini - spiega Maurizi - con un progetto basato sui giovani: avevo altre opportunità ma mi è piaciuta questa, per accordarci non c’è voluto molto».
Ereditare la panchina di chi ha vinto due campionati di fila è scomodo.
«Preferirei parlare di aspetti tecnici, il cambio dell’allenatore rientra negli ambiti societari, non miei».
La sua idea di calcio.
«"Nasco come tecnico federale, allenatore della nazionale di D per due anni, ho fatto il torneo di Viareggio, dunque sono abituato a lavorare sui giovani, ne ho visionati parecchi, anche in Veneto. Tatticamente prediligo il 3-4-3, lavoro molto sul campo cercando di tirar fuori il meglio dai giocatori. Anche il Treviso avrà queste caratteristiche: Traini sta lavorando per creare una squadra che possa ben figurare. Giovani o non giovani, l’importante è che siano bravi; quelli già del Treviso sono molto interessanti anche se non entro nei dettagli».
Facciamo un nome: Torromino. Resterà?
«Io utilizzo tre giocatori offensivi, in teoria potrebbe starci, anche perché uno come Torromino farebbe comodo a tutti. Però, come in ogni società, l’allenatore dà delle indicazioni, poi è il direttore sportivo che fa la squadra».
Che impressione ha avuto dell’ambiente trevigiano?
«Ottima: un ambiente carico, Traini trasmette entusiasmo e ho trovato un presidente molto oculato e pacato».
È vero che il suo arrivo a Treviso è stato voluto da nuovi soci, pare romani?
«Ho letto anch’io. Io sono approdato al Treviso solo perché mi ha voluto Mauro Traini: per ciò che mi riguarda non ci sono altre spiegazioni. Aggiungo di essere orgoglioso di avere questa panchina e di poter lavorare in una piazza così importante, altre situazioni non mi risultano».
Una chance per dimenticare recenti disavventure.
«A Viareggio, voglio precisare, non sono stato esonerato, me ne sono andato io per una storia sulla quale non vorrei tornare. Altrove, i risultati sono stati discreti, cioè salvezza con i giovani. A Treviso però vorrei alzare l’obiettivo: ho tanta rabbia, fame e volontà di far bene. L’energia non mi manca, ed è la stessa forza che ho trovato in Traini, poi si sa che il calcio è pieno di variabili».
Treviso non è piazza facilissima: cosa si sente di dire alla tifoseria biancoceleste?
«Siamo molto carichi: non lo dico per piaggeria, ma per fare un buon lavoro ci sarà bisogno di tutti, compresi stampa e tifosi. Gli obiettivi si raggiungono tutti assieme. E comunque garantisco che il nostro sarà uno staff di qualità».
Silvano Focarelli
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