Sbaraglini, azione legale contro Treviso

Gli avvocati dell’atleta presentano il conto al Benetton: equiparabile ai lavoratori dipendenti, si applichi la sentenza Bosman
Prandi Benetton v Newport, Franco Sbaraglini, foto Rogers.
Prandi Benetton v Newport, Franco Sbaraglini, foto Rogers.

TREVISO. Lo strappo è totale, la rottura consumata senza margini di mediazione. L’addio di Sbaraglini al Benetton deflagra in Ghirada con l’effetto di una bomba. Il giocatore, che non è pagato dallo scorso mese di luglio - in questi mesi non ha giocato, in attesa di conoscere il responso dei medici sul suo futuro – ha deciso di adire le vie legali nei confronti della società.I suoi avvocati - si parla di un noto studio milanese - hanno inviato al Benetton una lettera in cui si parla senza tanto giri di parole di «inadempienza contrattuale» da parte della società, e si diffida il club a regolarizzare la sua posizione e a versare a Sbaraglini le spettanze. Non solo: si paventerebbe, nemmeno troppo tra le righe, lo spettro di una causa pilota destinata a fare storia.

I legali di Sbaraglini, partendo dai 12 anni di militanza del giocatore in maglia biancoverde, sono pronti a chiedere ai giudici per Sbaraglini, l’equiparazione a un lavoratore dipendente, proprio in virtù dela continuità contrattuale e di servizio al club, in questo caso datore di lavoro. E dunque con tutti gli obblighi a carico, a cominciare, ovviamente, dal trattamento di fine rapporto. E tanto basta a far capire l’entità di questa mischia giuridica e legale che Sbaraglini gioca ora con il Benetton.

Una breccia giuridica che equivarrebbe, di fatto, ad adattare la celeberrima sentenza Bosman , che risale al lontanissimo 1995, e vale per il solo sport professionistico, anche al rugby, e più in generale allo sport dilettantistico. Un principio giuridico, che, qualora trovasse, il conforto dei giudici, metterebbe a soqquadro non solo il Benetton rugby, ma tutto lo sport italiano non professionistico.

«Una bomba», si lascia sfuggire qualcuno, «se passa questa equiparazione salta tutto, anche il banco» . Facile capire perché in Ghirada, a cominciare dal presidente Amerino Zatta, ci sia preoccupazione. La Ghirada è un muro di riserbo e di no comment, sulla vicenda. Anche perché si attende di vedere cosa farà adesso Sbaraglini, che da lunedì ha salutato tutti, e non e più né giocatore né assistant coach della squadra.

Si andrà allo scontro legale? Qualcuno giura che sarebbero state allerate, per la portata della vicenda e per i suoi possibili effetti, sia la Fir che il Coni. Ma dietro le quinte trapelano indiscrezioni su un incontro, nei giorni scorsi, fra Sbaraglini e Zatta, alla ricerca di una mediazione soprattutto economica, visto che sul piano dei rapporti la rottura è consumata.

Ma il faccia a faccia non avrebbe dato i frutti sperati. Sbaraglini avrebbe chiesto il rispetto del contratto, la società gli avrebbe offerto un trattamento ridotto alla luce della sua nuova posizione (assistant coach per la mischia, dunque componente dello staff tecnico biancoverde, e non più giocatore a tutti gli effetti), ricordando come le condizioni fisiche di Sbaraglini non gli consentono di tornare in campo e dunque come il suo status sia cambiato in corso d’opera. In sostanza, il giocatore non ha accettato la proposta di revisione del contratto offerta dalla società.

E chi conosce Sbaraglini - anche il giocatore si trincera dietro un fermo ma cortese «no comment» - assicura che il tallonatore non avrebbe celato la sua delusione per il comportamento della società biancoverde, dopo 12 anni di battaglie, scudetti e trionfi in prima linea.Tutto questo fa sì che passi quasi in secondo piano quanto i «leoni» hanno dissipato a Cardiff, l’altra sera, nel match dell’Arms’Park. Per 11 volte la squadra di coach Casellato è arrivata davanti alla linea di meta, ma solo 3 volte ha varcato la linea (Acosta e Hayward ci erano a un passo). I Blues lo hanno fatto 7 volte, segnando 5 mete. Numeri crudissimi, durissimi, spietati. «Siamo più belli che concreti», ha provato a chiosare qualcuno. In realtà, il film del match è un monumento alla cattiva gestione della palla, dopo azioni bellissime, sostegni, linee di corsa, avanzamenti anche clamorosi (lo slalom gigante di capitan Pavanello in campo aperto era degno di Tomba). Un volume di gioco dilapidato al momento di colpire.

E adesso, sul Benetton che resta in coda al torneo quando avrebbe potuto agguantare benissimo il nono posto, piove sul bagnato. (a.p.)

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