Quel tricolore da fantascienza «Una squadra di immortali»

TREVISO. “A Basket Story”. O meglio, come un autodefinito gruppo di scappati di casa riuscì a portare la Marca dei canestri alla conquista del primo di cinque scudetti. La serata di giovedì all’Eden Cafè non è stata una semplice rimpatriata all’insegna dell’amarcord: piuttosto si è trattato di un momento di goliardia pura, una riscoperta dell’autentico spirito scanzonato di una stagione indimenticabile. Sul palco, microfono in pugno, il capitano di allora Massimo Iacopini, assistito magistralmente dalle voci delle telecronache di quel tricolore, Alessandro Toso e Simone Fregonese. In platea, con licenza di intervenire nello scorrere dei ricordi, l’ex presidente Enrico Fumo, il medico sociale Angelo Motta e Alberto “Ciccio” Vianini, compagno di squadra e bersaglio di memorabili frecciate. Si è scoperto e riscoperto tanto in due ore di piacevoli chiacchiere. Gli “scappati di casa” non erano solo Fregonese e Toso, amici che scoprirono il basket da ragazzini grazie alla curiosità che li attirò verso il Natatorio: «Eravamo un gruppo eterogeneo e piuttosto giovane – ha ripercorso Iacopini – con noi c’era già Vinnie Del Negro ma per vincere la società decise di fare innesti mirati, cioè gli ingaggi miliardari di Kukoc e Rusconi ed anche l’arrivo di Black Nino Pellacani, un collante essenziale». Un aneddoto dopo l’altro, dall’ex capitano: dalla competizione interna tra i due stranieri per la supremazia alle frecciate all’indirizzo del brindisino Morrone, dal nonnismo verso il giovane Mayer all’esperienza dei Moana’s: «Un gruppo nato per scherzo alla festa di Natale in Ghirada. Volevamo chiamarci Franjo’s in onore di un ruvido pivot croato, Arapovic; poi però abbiamo pensato alla pornodiva Pozzi e l’abbinamento è stato azzeccato. Prima di gara3 a Pesaro ci dissero che lei, la divina Moana, sarebbe stata il premio in caso di scudetto: forse anche per quello vincemmo». I racconti della stagione hanno toccato ogni capitolo. L’infortunio immediato di Kukoc e la sua sostituzione temporanea con Randy Keys («Un ragazzo d’oro, disponibile»); lo shock della Coppa Italia con la finale vinta al supplementare dalla Scavolini; la delusione in Korac contro il non irresistibile Peristeri. Ma anche la crescita del gruppo nelle difficoltà e l’incredibile scalata nei playoff fino all’atto conclusivo contro Pesaro col ricordo della gioia da Gilberto Benetton, patron illuminato animato da una passione verace e da un sentimento di genuina gentilezza nei confronti di tutti i giocatori che trattava da figli. Un racconto completo che meriterebbe un documentario, anche a favore di quei giovani tifosi che hanno disertato la serata. Ecco, l’unica nota stonata dell’evento goliardico all’Eden è stata l’assenza dei ragazzi della curva attuale. Peccato, perché dalle parole e dalle risate dei campioni si può sicuramente imparare. —
Federico Bettuzzi
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