Poli, niente nazionale per la Confederations Cup

Non è bastato il primo gol in nazionale segnato venerdì sera nell'amichevole contro il San Marino a Bologna, Andrea Poli non è nella lista degli atleti che giocheranno la Confederations Cup in Brasile. Il commissario tecnico Cesare Prandelli ha preferito al suo posto il più esperto Alberto Aquilani nel ruolo di centrocampista ma non è detto che il trevigiano sia totalmente escluso per il mondiale del prossimo anno proprio in Brasile. Intanto lo stesso giocatore trevigiano è al centro delle trattative del mercato: è nell'orbita del Milan. Chissà che l'altra sponda di Milano sia più fortunata; l'anno scorso l'Inter non riscattò il suo cartellino e rimase a Genova nella Sampdoria.
Chissà a cosa avevano pensato papà Piero e mamma Aurora, quella volta alle Stiore a un noto torneo per Pulcini. Chissà se avevano immaginato che il pargolo avrebbe calcato un giorno i campi della serie A, vestito e segnato con la nazionale maggiore, cullato il sogno di partecipare a un mondiale in Brasile. Il CasierDosson, prima squadra del figlio, si era classificata seconda, mettendo in luce tre ragazzi, uno dei quali destinato a una luminosa carriera. Il Treviso li aveva adocchiati, portandoseli subito a casa: Andrea Poli, con Bonotto e Gambarotto, rimasti tuttora amici del centrocampista doriano. All'epoca, l'azzurro aveva appena 10 anni. Quel trasferimento avrebbe cambiato la sua vita, lì avrebbe forgiato tecnica e fondamentali, prima di spiccare il volo. «Voglia di arrivare e migliorarsi, sempre e comunque», lo descrive il padre, umbro di Todi, «Ma anche la semplicità, un tratto peculiare del suo carattere». Piero Poli abita con la moglie a Frescada di Preganziol, alle porte del capoluogo. Venerdì era a Bologna, dove ha assistito dal vivo all'ottima prova di Andrea, capace di realizzare il primo gol in azzurro nell'amichevole con San Marino. «Stava giocando un primo tempo bellissimo, gli mancava solo il gol», prosegue, «Nemmeno il tempo di dirlo e ha mandato la palla in rete. Avevo accanto gli amici trevigiani Renato Bellina e Renato Rasera, ex calciatori. Insieme avevamo fatto il viaggio e insieme ci siamo emozionati. A tutti è scesa una lacrimuccia, quasi balbettavamo. Spero adesso possa fare l'esperienza della Confederations Cup». L'escalation di Andrea è meravigliosa: nell'agosto 2012, prima convocazione di Prandelli e subito battesimo nell'amichevole con l'Inghilterra; nove mesi dopo il primo gol azzurro in un altro test, sperando fra un anno di far parte della spedizione mondiale in Brasile. Per la Confederations, invece, il commissario tecnico dovrà scegliere fra lui e Aquilani. «Non so chi resterà fra noi due, non è una domanda che dovete porre a me, Prandelli farà le sue scelte», il pensiero espresso da Andrea a RaiSport, «Sono contento per il gol, è arrivato in una serata importante per me e i miei compagni. Ci tenevamo a far bene, siamo stati bravi nell'approccio al match, è stata una vittoria meritata. Pirlo è uno dei miei grandi idoli e giocare con questi campioni è un onore e ti fa solo migliorare». Riguardatevi il video del suo gol, dimenticate l'avversario: un pregevole gesto atletico e tecnico, un imperioso inserimento, una rete che ha consentito all'Italia di sbloccare il punteggio (28') e cambierà forse il destino azzurro del talento trevigiano. L'exploit in nazionale è il coronamento di uno straordinario percorso. A 23 anni (ne compirà 24 il 29 settembre), Andrea può vantare 100 presenze in serie A (a quell'età, solo in 20 ci sono riusciti) ed è fra i giocatori italiani più ambìti. Specie per il ruolo: centrocampista centrale, bravo nell'interdizione e dotato di molta corsa, all'occorrenza regista. Dopo le lusinghe della Juventus, il suo futuro potrebbe colorarsi di rossonero: il Milan lo vuole, ma Andrea preferisce non sbilanciarsi. «Alla Sampdoria sto molto bene, sento di aver dato il massimo con la maglia blucerchiata», la sua riflessione, «Non mi pongo il problema di cosa accadrà. Con il Milan non c'è nulla di concreto, posso solo dire che è una grande squadra». E pensare che Andrea aveva iniziato nel CasierDosson e al Treviso, ricoprendo il ruolo di attaccante. Fu Rinaldo Cavasin, fra i suoi primi maestri, nella categoria Giovanissimi, a “inventarlo” centrocampista. La maturazione si completò con Giovanni Soncin negli Allievi nazionali e Giovanni Bosi nella Primavera. Responsabile del settore giovanile biancoceleste era Silvano Colusso: «Fin quando era bambino, avevamo intuito che possedesse qualità superiori alla media. Fece al Treviso tutta la gavetta ed era sempre fra i migliori. I primi passi importanti li fece qui, meritandosi l'esordio precoce in serie B e l'approdo alla Sampdoria». Bosi, attuale tecnico del Treviso, lo guidò per poche partite in Primavera, visto il repentino salto in prima squadra: «Aveva doti fuori dal comune, oltre a una forte personalità, componente fondamentale per diventare giocatore importante. A dispetto dell'età, era già un ragazzo molto maturo. Bella soddisfazione vederlo segnare in nazionale, il giusto riconoscimento alla grande determinazione con cui ha sempre inseguito il suo sogno». Toccò a Ezio Rossi lanciarlo in B, esperienza che gli permise di regalarsi il passaggio alla Sampdoria. Con i blucerchiati, vinse scudetto e Coppa Italia Primavera, conquistando poi la serie A, aspirazione massima di ogni calciatore. Nel mezzo, la preziosa avventura al Sassuolo, dove il club ligure lo girò in prestito. Dopo la retrocessione dei doriani, la stagione all'Inter e l'ebbrezza della Champions. Quindi il mancato riscatto dei nerazzurri e il ritorno alla Samp. L'esordio nell'Italia di Prandelli, il primo gol in A nel derby della Lanterna e una carriera ancora tutta da scrivere.
Riproduzione riservata © Tribuna di Treviso