Pole sport: «Non chiamateci lapdancer»

TREVISO. Tutto ruota attorno a un palo. Acrobazie ed evoluzioni. Sensualità e magia. Guanti e tacchi a spillo, cappelli e costumi sexy. Ma non paragonatele alle ballerine di lap dance o alle ragazze da night, perché vi guarderebbero male. Praticano “pole sport” e “pole dance”, i contorsionismi su pertica nella versione più ginnica e in quella più coreografica.

Sperano in un riconoscimento Coni, perché all’estero la strada è tracciata da anni. Solo in Italia non sono considerate discipline. Godono del supporto della Federazione sport acrobatici e coreografici (Fisac), ma entrare a tutti gli effetti fra le varie anime della ginnastica è un altro paio di maniche. Lo sa bene Arianna Candido, 32enne salentina trapiantata a Treviso, diventata in pochi anni una reginetta nel panorama nazionale e non solo, tanto da aggiudicarsi il titolo italiano 2015 di pole sport in coppia con la bassanese Sonia Valerio e meritarsi nel contempo la partecipazione al Mondiale di Londra del 25 e 26 luglio. Una reginetta che nel capoluogo fa pure l’istruttrice e ha avviato l’unica scuola di pole sport e pole dance della provincia: 120 iscritti all’Academy Fit Club, sul Terraglio.
L’ultimo talento svezzato è Valentina Romanato, argento ai Tricolori “amateur” con un’energica interpretazione di Freddy Mercury. La missione è sdoganare quello che è uno sport vero e proprio, ma che spesso frettolosamente viene associato alle esibizioni hot dei locali notturni. I movimenti attorno alla pertica richiedono invece concentrazione e forza, sollecitano muscoli e impongono il rispetto di determinati criteri. Tutti elementi che fanno avvicinare lo sport del palo ad altri esercizi tipici della ginnastica artistica o ritmica.
Con l’aggiunta di un mix di eleganza e fascino, complicità e seduzione, che fanno potenzialmente della “pole sport” una specialità d’impatto mediatico. Arianna - o meglio Aryanna, come è nota nell’ambiente - può ritenersi una pioniera: «Iniziai per caso, trovai un video su YouTube e mi incuriosii», racconta, «All’epoca non la conosceva nessuno, esistevano solo due scuole in Italia, a Roma e Milano. Avevo 28 anni, mi piaceva l’idea di mettermi in gioco. Ho fatto da autodidatta, ma non è stato difficile: venivo da 13 anni di esperienza nella danza, fisicamente ero formata».
Sono passati quattro anni, ma fatica a prendere il largo: «All’estero, in Gran Bretagna, ma anche in Norvegia o Sudafrica, da parecchio tempo è codificata come sport». Anche se, per amor di precisione, le discipline sarebbero due: «L’una è definita “pole sport” per l'affinità con la ginnastica artistica e l’aerobica. Ci sono degli elementi obbligatori, sono previsti punteggi a seconda delle difficoltà delle evoluzioni. Viceversa, nella “pole dance” si è insieme atleti e ballerini: si valuta la coreografia, l’impressione artistica. Hanno circuiti diversi, tanto che nel secondo caso si possono indossare tacchi a spillo e paillettes, banditi nella variante “pura”. Non confondeteci però con la lap dance: siamo atlete». Gran parte del corpo viene lasciata però scoperta: l’occhio vuole la sua parte, ma alla base c’è un fatto tecnico. «L’attrito che si crea tra pelle e palo», osserva, «è una componente imprescindibile per la corretta esecuzione dei movimenti». Come si è visto agli Italiani di Bellaria, dove Candido e Valerio hanno rubato la scena con un pezzo swing che ha fruttato l’oro e il settimo posto nel ranking mondiale. «Sono orgogliosa di rappresentare l’Italia a Londra», chiosa Aryanna, «Sarà una sfida tosta, ci imbatteremo in coppie miste». La pole sport attira pure maschietti.
Riproduzione riservata © Tribuna di Treviso