Pessot scatta a ritmo di heavy metal «Adoro Petacchi e sogno il Fiandre»

Il passista veloce è l’unico trevigiano passato di categoria. Difenderà i colori della Bardiani, lo consiglia “Il Rosso di Buia”

CORDIGNANO. Corazziere da 192 centimetri con l’anima rock. Il sogno: Fiandre; l’idolo: Alessandro Petacchi, l’investitura di Alessandro De Marchi. A bilancio: cinque vittorie nei dilettanti, la partecipazione all’Europeo Under 23 nel 2017. Segni particolari: grinta da vendere. Se avesse dovuto riaggiornare il curriculum, Alessandro Pessot, dal 2019 neopro’ con la Bardiani-Csf, avrebbe scritto più o meno così. Per il ventitreenne di Cordignano - unico trevigiano a salire al piano superiore - non sarebbe stata una novità, visto che, anni addietro, si trovò costretto a mandarne in giro parecchi… Dopo il biennio da junior, faticò infatti a passare dilettante. Un momento difficile che ora con l’approdo fra i grandi, sembra lontanissimo.

Pessot, capitò davvero così?

«Sì, fu come cercare lavoro e mi prese il Brilla. Il bello fu che ebbi un colloquio pure con il Team Friuli, chei mi avrebbe richiamato due anni dopo, nel 2016. Quell’incontro lasciò il segno: i friulani, nello specifico il direttore sportivo Renzo Boscolo, sono stati decisivi per la mia crescita».

Ora è fra i pro’: ci pensa?

«È un sogno che si realizza. Voglio capire ogni singola cosa, con i più vecchi sarò una spugna. Qualche discorso con la Bardiani l'avevo già intavolato nel 2017, ma poi tutto era stato rinviato. Così l’ultima stagione l’ho vissuta sempre in tensione, nell’incertezza. Solo dopo San Daniele, a inizio ottobre, ho potuto tirare un sospiro di sollievo».

Come cominciò?

«A 8 anni. Un paio di compagni delle elementari mi mostrarono la coppetta vinta la domenica e mi venne l’idea di provare. Iniziai alla Sanfiorese, poi il Sanvendemiano fino agli Juniores».

Conoscendo la famiglia, una strada tracciata…

«In effetti, papà Arcangelo ha corso fino ai dilettanti di terza, vincendo il campionato veneto. Mio fratello Emanuele, che ha 18 anni più di me, ha gareggiato fino agli Juniores».

L’idolo?

«Alessandro Petacchi. Vinceva. E aveva il mio stesso nome».

Caratteristiche?

«Passista veloce. L’altezza potrebbe suggerirmi “uomo da Nord”, ma il pavé non l’ho mai provato».

Corsa dei sogni?

«Il Fiandre. Per l’atmosfera, deve essere unica».

Correva al Team Friuli, frequentando l’università a Udine…

«Avevo scelto la strada delle Biotecnologie, ma ora l’ho messa da parte, concentrandomi sul ciclismo. Vedremo».

Hobby giù dalla bici?

«Chi lo viene a sapere, tuttora si meraviglia, ma ho la grande passione dell’heavy metal».

Sarà "rock" pure la sua carriera?

«Magari. Intanto crescerò un passetto alla volta. Il primo anno servirà a prendere le misure e imparare il più possibile. Matteo Fabbro, già con me al Friuli (ora pro’ alla Katusha, ndr), mi ha messo in guardia: “Altro mondo”».

Vi allenate assieme?

«Sì. E pure con Alessandro De Marchi. Se ora sono pro’, lo devo pure lui. Mi ha dato tanti consigli, spendendo sempre una buona parola per me». —

Mattia Toffoletto

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