Pazzesco Basso: è scudetto Che trionfo al Rally 2 Valli

Andolfi e Crugnola fuori, il cavasotto non sbaglia nulla ed è primo anche a Verona Lacrime e gioia: «Non mi aspettavo di vincere davanti ai miei tifosi. Che bello»
Niccolò Budoia

/ VERONA

L’attimo si è materializzato. Quell’attimo quando l’impossibile diventa realtà, quando lo sport diventa storia. L’attimo in cui Giandomenico Basso ha vinto il suo quarto Italiano con una gara d’anticipo. Gli avversari sono finiti uno senza una ruota, e l’altro nel bosco. Giando no, ha gestito tutto senza rilassarsi un momento. Ha vinto Rally 2 Valli e campionato, e ha dimostrato di essere ancora più forte di quel campione che sbancava l’Europeo.

Basso non se l’aspettava, e il concetto lo andava ripetendo da giorni. Troppi i punti di vantaggio che doveva accumulare su Andolfi e Crugnola: «Tutti e due dovevano avere problemi. Non me l’aspettavo di vincere così, davanti ai miei tifosi, nel mio Veneto. Ci sto credendo a poco a poco. Che bello». La sua voce, in parco chiuso, era rotta e roca. Rotta, perché l’emozione non può che travolgerti quando vinci senza aspettartelo, partendo senza nemmeno la speranza di vincere il titolo. Roca, perché quando s’è reso conto che ce l’aveva fatta è esploso a urlare, e a piangere. Le lacrime le ha trattenute sul palco, chiudendo gli occhi alle prime note dell’inno. Le urla no: ad aspettarlo c’era tutta la sua squadra, Delta Rally, c’era la sua Francesca, c’erano gli amici. C’era chi si è fatto 300 km perché, in cuor suo, sapeva che il campionato sarebbe finito a Verona senza il fastidio di andare in Toscana, perché sapeva che a quella minima possibilità di accorciare i tempi dello scudetto Giando non avrebbe rinunciato per tutto l’oro del mondo.

Ieri mattina al pilota di Cavaso serviva un miracolo: doveva prendere 19 punti più di Andolfi e 12 più di Crugnola, che tradotto significa che Giando doveva vincere, Andolfi ritirarsi e Crugnola arrivare quarto o peggio. Sembrava uno scenario da invasione delle cavallette, ma l’invasione è arrivata. Sulla terza prova Andolfi è entrato troppo forte in una curva, picchiando di posteriore e togliendo una ruota. Non bastava. Giando era secondo e terzo era Crugnola. Lo status quo è durato una prova, perché sulla quarta Crugnola è finito in un bosco.

È iniziata allora la parte più difficile della gara: «Ero secondo e non bastava. Può sembrare semplice, ma è tremendamente difficile. Non potevo perdere la concentrazione, non potevo sbagliare niente e dovevo andare a prendere Albertini, che era primo. Certo, fossi arrivato secondo avrei avuto un vantaggio mostruoso al Coppa Liburna, ultima di campionato. Ma volevo vincere», racconta Basso a impresa fatta. I due hanno iniziato il secondo giro di prove con Basso dietro di 2”4. La prima prova è finita a pari tempo (robe da matti), ma alla seconda Giando è passato avanti di 2”5, salendo fino a 7” con l’ultima. Era fatta, aveva vinto.

Chi lo ha incontrato nel trasferimento verso piazza Bra gli ha visto un sorriso che non vedeva da tempo. In quegli occhi c’era la delusione tremenda di San Marino, una vittoria fuggita via. Senza quel ritiro non ci sarebbe stata tutta questa pressione, ma è proprio quel peso patito e vinto che ora fa gridare al miracolo sportivo. Vincere contro ogni logica, quando anzi c’era il rischio concreto che andasse come l’anno scorso, col titolo sfuggito all’ultima gara. Tutti i conti fatti prima di Verona non avevano tenuto in considerazione un fattore: Basso è di quelli che se sente l’odore del sangue non c’è niente da fare. Vince. Tra parentesi: Giando ha vinto tanti titoli italiani quanti Arnaldo Cavallari, leggenda del rallismo degli anni Sessanta. Nell’albo d’oro ha davanti solo Cerrato e Andreucci. Giando, vai a prenderli? —

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