Libero Pavan, il mister di Treviso che allena il calcio femminile: "Servono sponsor e diritti tv"

Libero Pavan è il trevigiano che allena il Trento Clarentia in Serie C: «C’è spirito pionieristico: con dei rinforzi si può insidiare il Vittorio» 

TREVISO. La Marca sa esportare non solo campionesse come Manuela Giugliano, ma anche allenatori preparati e competenti. Ne è un esempio Libero Pavan, 42 anni, da due stagioni al Trento Clarentia in Serie C, dove nell’ultimo campionato si è piazzato terzo. Originario di Treviso (giocò nelle giovanili dell’Aurora), da vent’anni abita in Trentino, e ha allenato nel maschile fino al 2017.

Pavan, terza stagione in giallobù. Com’è iniziata?

«Un anno prima della chiamata del Trento Clarentia avevo visto alcuni reportage sul calcio femminile. Avendo uno spirito pionieristico, mi sono detto che era giusto provarci. Abbiamo centrato l’obiettivo di chiudere nei primi tre posti. Se arrivasse qualche rinforzo, potremmo lottare per il primato con il Permac Vittorio».

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Differenze tra maschile e femminile?

«Sono legate al tipo di allenamento: nel femminile si carica un po’ meno, ma il calcio è lo stesso. Inoltre le ragazze hanno una passione enorme, sono determinate con tutta la loro forza. I maschi invece possono permettersi di “distrarsi”: hanno la fortuna di trovare una squadra sotto casa, e se lì non riescono a giocare, ne trovano un’altra vicina. Per le donne non è così, devono avere una professionalità assoluta. A volte fanno ore di strada per andare ad allenarsi, e quando scendono in campo hanno il fuoco dentro».

Il mondiale francese farà da volano in Italia?

«C’è tanto da lavorare, ma la strada è quella giusta, ce l’hanno segnata Girelli, Gama e company. Dobbiamo seguirla affinché non vada disperso questo patrimonio di visibilità. Gli enti federali e il movimento devono essere bravi a capitalizzare la spinta del mondiale, per portare più attenzione, sponsor e diritti televisivi. Facendo in modo che ci sia una ricaduta anche in basso».

Il tema è quello del professionismo.

«Al momento infatti siamo trattati come professionisti, pur non essendolo. Vedi le lunghe trasferte di Coppa al mercoledì, o le gare di campionato in Sardegna. Noto dei miglioramenti: magari niente ancora di eclatante, ma c’è un crescente interesse generale. Nel nostro ultimo open day c’erano molte ragazze carichissime. Speriamo tra qualche anno di vedere più squadre». 

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