La Tappa dei ricordi Pinarello, Grosso e il Passo San Boldo dopo 53 anni

Sandro Bolognini
La Treviso-San Martino di Castrozza sarà la Tappa dei ricordi. A cominciare dalla partenza, si ricorda Giovanni e Fausto Giovanni con l’inaugurazione della “bottega” allestita in Strada Ovest, Adolfo Grosso, con il passaggio nella sua Camalò, la strada del Passo San Boldo dove il Giro passa nuovamente 53 anni dopo.
PASSO SAN BOLDO
Nella storia centenaria del Giro d'Italia, il Passo San Boldo è stato affrontato una sola volta, nell'edizione del 1966 durante la 21ª tappa da Belluno a Vittorio Veneto. Il Gran Premio della Montagna a quota 706 metri e la salita fu affrontata dal versante di Tovena. Il primo a scollinare è stato Pietro Scandelli, poi vincitore della tappa, mentre in maglia rosa c'era Gianni Motta, trionfatore di quel Giro. La strada è meta di migliaia di cicloturisti che si cimentano lungo i diciotto tornanti fino alla cima. Ogni anno si svolge il raduno cicloturistico del San Boldo con partenza da Vittorio Veneto e la Cronoscalata con partenza da Tovena. La strada fu costruita in 100 giorni dal genio zappatori austriaco, sotto il comando del colonnello Nikolaus Waldmann, con un grosso aiuto da parte dei prigionieri russi e dalle donne di Tovena. La strada è formata da 18 tornanti di cui 5 in altrettante gallerie a senso unico alternato, 100 metri di dislivello in soli 800 metri di strada. Ha un dislivello di 5-6 metri tra l’entrata e l’uscita dei tunnel e una pendenza del 10% con picchi del 12% tra i primi tornanti.
ADOLFO GROSSO
La tappa renderà omaggio anche ad Adolfo Grosso nel passaggio a Camalò. Atleta che quando correva da professionista era in fuga per vocazione. Adolfo Grosso, Dolfo per tutti, appena poteva piantava tutti e scappava. Era un corridore d’altri tempi: era sempre all'attacco. Fu sfortunato a trovarsi di fronte giganti come Coppi, Bartali e Magni; fu bravo però a vincere un Baracchi con Magni, una Milano-Torino, due volte il Giro del Veneto e varie tappe a Giro e Vuelta. Morì il 28 luglio 1980. Era in bicicletta, venne travolto a Ponte della Priula da un camion: 13 giorni di agonia. Non aveva ancora 53 anni. Carlo Brovazzo gli ha dedicato il libro «Fuori dal gregge» che è un affastellarsi di ricordi. La memoria fa riaffiorare episodi e aneddoti in otto anni di professionismo, a cui passò nel ’49 gregario di Coppi. Magni, che prima del Baracchi, vinto in coppia nella bufera, gli diede del bicarbonato, innocuo placebo che dava l'idea di «bomba». Grosso gareggiò anche in Argentina nel 1952: c’era pure Antonio Bevilacqua. Dolfo vinse la seconda tappa con 64 chilometri di fuga, 5 minuti e mezzo su Ockers; poi la quarta. Nella quinta fu multato di 20 pesos per aver preso delle bottiglie d'acqua da un mezzo al volo senza fermarsi. «Era una buona, mite ed onesta persona. Ma non sopportava i comportamenti scorretti».
I FIGLI di “Dolfo”
A ricordarlo in prima fila ci sono i figli Ezio e Daniela (che gestisce una pizzeria ad Arcade), che dopo la morte di papà ha vinto lo scudetto di basket con la Pagnossin. Nella pizzeria a Camalò - aperta da Adolfo Grosso a marzo 1977 - sono appese tante foto di Adolfo da corridore. Un onore al merito per il passaggio a Camalò: Antonio Rossetto - ex corridore dilettante che lavora nel mondo degli accessori del ciclismo - ha convinto la Rcs al transito dei corridori davanti la pizzeria da Grosso e davanti a casa sua. —
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