La sfida: calciare l’ovale tra i pali, oltre il fiume

SILEA. Il Sile come un campo da rugby. Su una riva del fiume, all’imbarcadero di Cendon di Silea, in via Alzaia 4, vicino all’omonimo pub, le piazzole di sabbia per calciare il pallone ovale. Dall’altra, una porta rudimentale. Come sul campo, dopo una meta: in mezzo, i 35 metri del fiume, non una verde distesa erbosa.
«Trasforma sul Sile». Domani alle 16, al porticciolo di Cendon. Il rugby che esce dal campo: solo a Treviso, culla della pallaovale italiana, poteva nascere un’idea simile. Sul terreno fertilissimo dei bar e dei templi della passione ovale: non nacque a Treviso e dintorni, quasi 40 anni fa, il torneo dei bar? L’idea di calciare il pallone al di qua e di là di un fiume può venire solo dove civiltà del fiume e cultura rugbistica s’accompagna. È nata in sordina, l’idea fra amici, al pub Imbarcadero, davanti a una birra. Marco Zamuner, titolare del locale, l’ha fatta diventare realtà due anni fa, in un’edizione semiclandestina.
Una scommessa, con gli amici; l’aggregazione; le spine e gli stand, come terzo tempo insegna. Adesso, con Facebook, può diventare evento di massa. Centinaia le adesioni (per informazioni 0422-94068, oppure o 3496220282). Telecronaca e animazione firmate Bitols, alias Massimiliano Pilotto, un nome una garanzia. Spazio anche ai bambini, e gadget per tutti, a cominciare dalla t-shirt celebrativa.
Anche se il rugby insegna che il piacere di esserci è la gratificazione più bella, ancora di più con gli amici e un bel boccale. E i palloni? Dalla sponda destra torneranno indietro, ma per quelli che cadranno in acqua c’è l’apposito servizio barche, in versione raccattapalle.
La porta non la h regolamentare, ma stavolta saranno due: una apposta per la gara dei bambini, più vicina alla riva destra del Sile.
E poi, il termine italiano trasformazione nasce dalla meta, che in inglese si chiama appunto «try», provare: ieri come oggi, chi segna la meta conquistava la possibilità di piazzare tra i pali il pallone (Oltremanica è «conversion»)
«Diciamo che bisogna avere nel piede i 40 metri di potenza, ovviamente oltre alla mira», commenta Marco Zamuner, «è una bella distanza, ma non impossibile: anche chi gioca a calcio e ci ha provato, ce l’ha fatta». Non ditelo al ct azzurro Jacques Brunel: il commissario tecnico di una nazionale che non ha piazzatori infallibili potrebbe decidere di venire a visionare qui i futuri talenti. E chi l’avrebbe detto che il Sile sarebbe diventato il bando di prova per i «cecchini» che mancano all’Italia?
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