La sciatrice Giulia, vecchia a 24 anni

«Un infortunio e addio azzurro. Allenatori senza cuore nè coraggio»
BRAVA E BELLA. Giulia Candiago slalomista impegnata sugli sci Carriera promettente e stroncata dalla fretta dei tecnici azzurri E’ stata anche protagonista insieme ad altre due azzurre Irene Curtoni e Anna Marconi di un calendario un po’ piccante
BRAVA E BELLA. Giulia Candiago slalomista impegnata sugli sci Carriera promettente e stroncata dalla fretta dei tecnici azzurri E’ stata anche protagonista insieme ad altre due azzurre Irene Curtoni e Anna Marconi di un calendario un po’ piccante
 
MONTEBELLUNA.
 «Nel 2009, eravamo 12 ragazze nella squadra di Coppa Europa. Di queste, nel giro azzurro, oggi è rimasta la sola Irene Curtoni: vorrà pur dire qualcosa». Tutte le altre? Fuori. Compresa Giulia Candiago.  Montebellunese, 24 anni, famiglia ultrasportiva (due fratelli rugbisti), ha appeso mestamente gli sci al chiodo la scorsa stagione.  «Mi hanno mandata a casa», il suo sfogo. Esternato anche in una recente lettera sulla «Gazzetta dello Sport». Scritta di getto sulla scia di quanto rivelato dal figlio d'arte Giorgio Gros o dall'olimpionica di nuoto, Federica Pellegrini, colpita da una «crisi d'ansia» ai recenti Europei.  La bella Giulia (di lei qualcuno ricorderà anche un «calendario sexy» con le compagne Curtoni e Marconi) parla di «nausea» e di «pressioni» che stritolano lo sport agonistico. Dopo 4 anni in nazionale e l'ultimo trascorso solo nelle file dell'Esercito, l'ormai ex slalomista ha iniziato da poco la sua nuova vita di studentessa al Master della Ghirada.  «Sto scoprendo che lo sport può essere anche altro». Come detto, è accerchiata, in famiglia, da rugbisti: i fratelli Edoardo e Vittorio giocano a Mogliano (Eccellenza) e Bassano, mentre il fidanzato è Martin Castrogiovanni, pilone azzurro e del Leicester.
 La tua lettera è anche un «j'accuse» nei confronti di tecnici e Fisi.
 «Gli allenatori hanno paura di fare passi falsi e non si espongono mai. Devono fare contenti presidenti e consiglieri. E fanno ciò che gli viene detto. Hanno paura di perdere il posto. E questo guaio c'è sempre stato. Non so se riguardi soltanto lo sci o forse anche altri sport. Non capisci, ma ti chiedi il perché, quando vedi gareggiare gente che magari ti era dietro nel punteggio».
 Un passo indietro: cosa è successo nelle ultime due stagioni?
 «Avevo fatto 4 anni nel giro della nazionale. Il migliore era stato il 2007/08: vittoria in Coppa Europa a Davos e prima e unica gara in Coppa del Mondo a Lienz. L'annata successiva, mi sono infortunata: una caviglia malandata. Mi hanno spedita a casa: marzo 2009. Poi, un altro anno solo nell'Esercito, disputando gare Fis in Europa: una stagione difficile, poche risorse, i tecnici non riuscivano a seguirti nelle gare».
 Dalla Coppa del Mondo, direttamente a casa.
 «Mi hanno dato un calcio nel sedere. Potevo essere pronta per il gran salto e sciare in Coppa del Mondo. Ma mi sono infortunata. E mi hanno lasciata a casa: per loro, a 24 anni, sei già vecchia... Vecchia a 24 anni?».
 Ma perché non ti hanno confermata?
 «Quella stagione, magari i risultati mancavano, ma c'era di mezzo l'infortunio. Recrimino che non ti venga data una seconda possibilità. Ma identica sorte è capitata pure ad altre. Dopo la scorsa annata, all'Esercito, speravo di rientrare nel giro. Ma, a marzo, ho capito che fosse l'ora di smettere. Era subentrata la nausea. Mi ero sentita presa in giro: fai bene o male, ed è la stessa cosa. C'era un senso di rifiuto: lo sport è bello, ma è rovinato dalle troppe pressioni. Penso alla Pellegrini: lo sport deve essere un gioco e non puoi farti assalire dalle crisi di panico per una cosa che ti piace. Non può venirti la depressione come a Giorgio Gros».  
Il discorso si allarga...  
«L'atleta non può essere un burattino e l'ultima ruota del carro. Contano solo i risultati. E dopo un anno, magari ti cacciano. Sogni distrutti a 17-18 anni. Ma capita solo in Italia. Lo dico: le squadre B e C sono mal gestite».

Riproduzione riservata © Tribuna di Treviso