Insulta e vuole colpire l’avversario di colore, fermo 10 partite

Stangata per il capitano dei Giovanissimi del Fossalunga Il presidente: «È stato provocato, ma chiederemo scusa»
Un arbitro in campo
Un arbitro in campo

VEDELAGO. Dal calcio giovanile della Marca arriva un’altra brutta pagina di violenza mista a razzismo. Un giocatore della squadra Giovanissimi del Fossalunga è stato squalificato per dieci giornate perché, spiega il giudice, «al termine della gara si scagliava contro la panchina degli ospiti nel tentativo di colpire un giocatore avversario di colore, senza riuscirvi per il tempestivo intervento dei dirigenti di entrambe le società.

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Mentre veniva accompagnato allo spogliatoio urlava contro il medesimo giocatore, con fare aggressivo, espressione discriminatoria di origine razziale». Il fatto è accaduto domenica scorsa dopo la partita Fossalunga-Loria, terminata 0-2 e valevole per la decima giornata del girone D dei Giovanissimi provinciali. Il Fossalunga, per voce del presidente Mario Dal Santo, ha condannato il gesto del giocatore classe 2000 (capitano della squadra), convocandolo in sede già nella serata di ieri insieme ai genitori, ma a parziale difesa sostiene che «in precedenza il giovane è stato gravemente provocato con offese alla famiglia».

A parlare è il presidente vedelaghese Mario Dal Santo: «Da parte del nostro giocatore c’è stato un comportamento inaccettabile anche perché rischia di offuscare l’immagine della società, che è molto attenta al risvolto sociale. Siamo rimasti sorpresi trattandosi in realtà di un bravo ragazzo, che nella sua carriera ha ricevuto solo qualche espulsione per somma di ammonizioni. Penso che prenderemo dei provvedimenti restrittivi e penalizzanti. Probabilmente ci faremo promotori di una lettera di scuse da parte sua, da inviare alla Federazione e all’altra squadra. Inoltre stiamo cercando di capire l’esatta dinamica del fatto: ci risulta che in precedenza il nostro giovane sia stato gravemente provocato dal calciatore di colore con offese rivolte alla propria mamma e alla propria sorella: l’arbitro purtroppo non ne ha menzionato nel referto. Ribadisco che il gesto è da condannare, ma il rispetto dovrebbe arrivare anche dall’altra parte».

Alberto Zamprogno

Argomenti:sportviolenza

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