Il trevigiano Louis Lynagh, figlio d’arte, nella nazionale inglese

TREVISO. C’è un giovane estremo italiano sugli scudi del rugby internazionale. Anzi, trevigianissimo: ha visto la luce al Ca’ Foncello a fine 2000. Si chiama Louis Ian, e ha un cognome illustre:...
TREVISO. C’è un giovane estremo italiano sugli scudi del rugby internazionale. Anzi, trevigianissimo: ha visto la luce al Ca’ Foncello a fine 2000. Si chiama Louis Ian, e ha un cognome illustre: Lynagh. E’ il primogenito della leggendaria apertura australiana, campione del mondo nel 1991, che a Treviso ha giocato e vissuto e ha messo su famiglia con Isabella Franchin, facendo poi la spola con Brisbane, Dublino e Londra prima di stabilirsi nella capitale inglese. Louis, 16 anni e mezzo, ha debutto nell’Inghilterra under 16, contro il Galles, e ha impressionato tutti gli osservatori. E’ molto rapido, e mette sul piatto le sue doti fisiche: è alto 1,84, e nonno Giuliano (già presidente di Confindustria Treviso) assicura che sta ancora crescendo.


Il ragazzo studia all’Hampton college, gioca nell’Accademia degli Harlequins. In pastao, ha giocato anche nelle giovanili del Benetton . Ha passaporto italiano e australiano (e non inglese: solo il rugby consente simili paradossi, che sono però legate alle realtà
de facto
). Tanto che nel paese dei canguri, dove papà Michael è un’istituzione, qualcuno sta già lanciando l’idea di tenerlo d’occhio e di accasarlo nei futuri Wallabies. Ma le regole internazionali sono molto chiare: fanno testo, per vincolare un giocatore a una maglia e una nazionale, le rappresentative under 20, seven, o le maggiori o le emergenti e A a livello senior. Dunque per altri 2-3 anni Louis può giocare ancora in maglia inglese, senza legarsi. «Verrà qui con la mamma e i due fratelli a luglio, si tratterranno qualche settimana», spiega nonno Giuliano, che ora vive a San Biagio.


A proposito di fratelli: Thomas, 12 anni, nato a Montebelluna, gioca apertura, e peraltro se cava ben a golf, altra passione ereditata da papà. In attesa di Nicolò: se vale il detto che non c’è due senza tre...
(a.p.)


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