Il tempo si è fermato al San Paolo per la “reunion” dei campioni europei

TREVISO. Una della pagine più grandi del rugby italiano, una perla ahimè isolata di tutto lo sport nostrano. Trentatrè anni fa la nazionale under 19 batteva a Varsavia la Francia, (18-13 nella...
PASSERINI AG.FOTOFILM TREVISO FOTO DI GRUPPO SQUADRA RUGBY VINCITRICE DI UN TORNEO EUROPEO
PASSERINI AG.FOTOFILM TREVISO FOTO DI GRUPPO SQUADRA RUGBY VINCITRICE DI UN TORNEO EUROPEO

TREVISO. Una della pagine più grandi del rugby italiano, una perla ahimè isolata di tutto lo sport nostrano. Trentatrè anni fa la nazionale under 19 batteva a Varsavia la Francia, (18-13 nella finalissima) e conquistava il titolo di campione d’Europa.

Per due ore, sabato, il tempo si è fermato. Al San Paolo, alla clubhouse della Tarvisium, quella squadra è tornata a schierarsi in un quarto tempo (della serie: «Dov’eravamo rimasti?») di quell’impresa rimasta nella leggenda anche perché non più emulata, se non dall’Italia senior con l’impresa di Grenoble.

Aperitivo in piazza, poi pranzo alla club house “Les lamieres”: strepitoso, dicono tutti, grazie agli chef Severino Barbon, Anna e Vincenzo Colantuono, Loredana Paronetto e Francesco “Cheche” Mazzariol. E a seguire, pochi metri più in là, l’ospitalità del Benetton, con “Ciccio” Grespan che ha accolto i campioni alla clubhouse di Monigo, prima di Benetton - Bath di Pro 14, vista poi dalla (ex) under 19 in tribuna centrale.

«Una giornata fantastica, davvero era come ci fossimo tutti lasciati il giorno prima, Penso che nasca tutto dal valore del rispetto che ci avevano tramesso in quegli anni i nostri allenatori», spiega Paolo Marta, ingegnere scrittore e uno dei capitani di quella squadra con Costella. E insiste: «Ho sempre interpretato il rugby come un filo che unisce, nel nome dell’impegno che ti impone. Da regole che non ti lasciano scampo. Impossibile imbrogliarlo. Ti chiede poche cose, ma non è disponibile a contrattarle. E se quel filo ti sceglie, allora è per sempre».

C’erano i coach Ugo Pierato e Franco Carnovali, il massaggiatore Giorgio “Leonida” Morvidoni, e gli eroi di capitan Marta: Alfredo Fortunato, Nicola Pescetto, Massimiliano Ruggiero, Lorenzo “Frank “ Costella, Marco Lancini, Stefano Chinchio, Franco Berni, Alberto Moscardi, Gaetano De Carli, Tiziano “Bujo” Ceccato, Pierantonio “Pier” Marchesin, Mirco Visentin, Vincenzo Troiani, Andrea Grimaldi, Antonio Ghini, Paolo Sturaro, Stefano Boccazzi, Emanuele Busatto, Luca Francescato (assenti giustificati Massimo Polisano, Gerardo Canna, Vittorio Pesce, Alessandro Bottino, Dante Russo, Mauro Manghi e Marco Sinibaldi). Elenco illustre, di futuri azzurri, grandi casate, ma anche di talenti non sfruttati appieno poi dalla nazionale senior.

Spicca ancora oggi la foltissima pattuglia trevigiana di quella nazionale, fra Benetton (Marta, Russo e Vittorio Pesce) e Tarvisium (Massi Ruggiero, Ceccato, Marchesin, Busatto e Luca Francescato): il segno della straordinaria ricchezza dei nostri vivai, di un’era in cui il Veneto era l’unica locomotiva territoriale diffusa con poche altre isole in Italia, da Roma a Parma da Genova a L’Aquila. (a.p.)

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