Il segno di Ravanelli «Qui avete passione ma servono progetti»

L’ex attaccante bianconero ospite dello Juve club di Negrisia «La Coppa dei Campioni? L’Ajax avrebbe dovuto ucciderci»

SALGAREDA. Che lo si voglia chiamare Penna Bianca o White Fox non ha importanza. Fabrizio Ravanelli, per gli juventini e gli appassionati di calcio in generale, è molto più del 50enne dai capelli candidi che saluta i tifosi nuovi e di un tempo con una punta di timidezza. È stato il suo gol contro l'Ajax a portare a Torino l'ultima Coppa dei Campioni bianconera: era il 22 maggio 1996. Ravanelli è uno di quei calciatori che il calcio l'hanno vissuto da protagonisti e lo vivono da veri intenditori. Ssabato scorso era a Salgareda, ospite dello Juventus Club di Negrisia.

Ravanelli, come mai è venuto nella Marca?

«Ho risposto subito all'invito dello Juve Club di Negrisia, fatto di persone straordinarie. Mi ha fatto molto piacere passare una serata particolare in compagnia di molti tifosi juventini».

Dopo il fallimento del Treviso, che dopo la Serie A oggi gioca la Promozione, e quello più recente del Vicenza viene da chiedersi cosa stia succedendo al calcio.

«Ci sono troppi millantatori che si buttano nel calcio solo alla ricerca della notorietà. Si fatica a trovare una squadra di Serie C che lavori con professionalità per far crescere il club della loro città partendo dal settore giovanile, con un progetto serio. È proprio da qui che nasce la débâcle della Nazionale».

Come vede le giovanili italiane?

«Nelle giovanili spesso si va avanti per raccomandazione, e a volte sono allenate da persone non professionali. Siamo indietro di anni luce rispetto al resto d'Europa».

Cosa serve al movimento nazionale?

«Bisogna ripartire dai giovani, creando finalmente le seconde squadre nei club e imponendo dei limiti ai giocatori stranieri nelle primavere. È importante che i club prendano giocatori dalla Serie B e dalla C e li facciano crescere, invece di andare a pescare all'estero».

Come vede le prossime elezioni federali?

«Spero vinca Tommasi. Il nostro calcio deve svoltare per tornare ai successi internazionali degli anni Novanta».

Proprio in quegli anni da Padova arrivava a Torino un 19enne che avrebbe fatto strada. Com'era Del Piero come compagno di spogliatoio?

«Alex era un ragazzino timido che stava facendo i suoi anni di apprendistato. Ha dimostrato col tempo di avere qualità straordinarie e un'umanità incredibile».

Sta vedendo qualche ragazzo veneto che potrebbe diventarne l'erede?

«Sinceramente non ne vedo, non seguo molto il calcio del Nordest».

Come sta vivendo il mondo del pallone dopo il suo ritiro dai campi?

«Lo vivo con tranquillità, non voglio allenare a tutti i costi. Se ci saranno opportunità, voglio che il mio club supporti la mia progettualità e le mie regole. Non intendo piegarmi a compromessi. Per ora guardo le partite dagli spalti: sto capendo cosa provavano i nostri tifosi».

All'inizio della serata nessuno sapeva che fosse lei l'ospite dello Juventus Club di Negrisia. Ma quando, presentandola, hanno parlato del suo gol all'Ajax sono partiti applausi scroscianti. Tutti hanno capito e si sono alzati in piedi per salutarla. Cosa rappresenta quel gol per lei?

«È stato l'apoteosi, la ciliegina della mia carriera. È una soddisfazione immensa il fatto che dopo 22 anni così tanta gente ricordi ancora quel mio gol. Quella Juventus era una squadra inimitabile per carattere, determinazione e voglia di vincere. Dopo di noi a Torino ci sono state squadre anche più forti, ma nessuna con il nostro carattere. Quella finale è stata una guerra. Abbiamo battuto l'Ajax, la squadra più forte d'Europa, perché sentivamo di dover uscire dall'Olimpico con la coppa. Per vincere, l'Ajax avrebbe dovuto ucciderci».

Ce la farà Buffon a vincere la Champions?

«Non lo so. Gli auguro di vincerla con tutto il cuore, ma temo che questo sarà l'ultimo anno buono. Da juventino spero che Szczesny continui a mostrare queste prestazioni, ma anche se non vincerà la Champions e non batterà il record di presenze in Serie A di Paolo Maldini, credo proprio che Buffon resterà nella leggenda del calcio italiano».

Riproduzione riservata © Tribuna di Treviso