Iacopini si fermò a 37 «Alla fine ero arrabbiato per non averne fatti 40»

GRASSI TREVISO CONFERENZA STAMPA PRESENTAZIONE NUOVA STAGIONE BENETTON BASKET IN GHIRADA VERDE SPORT, IN FOTO MASSIMO IACOPINI AGENZIA FOTOGRAFICA FOTOFILM
GRASSI TREVISO CONFERENZA STAMPA PRESENTAZIONE NUOVA STAGIONE BENETTON BASKET IN GHIRADA VERDE SPORT, IN FOTO MASSIMO IACOPINI AGENZIA FOTOGRAFICA FOTOFILM

TREVISO

Massimo Iacopini sa bene cosa significhi segnare molti punti e guidare la squadra alla vittoria. Da giocatore ne mise 37 nel canestro dell’Ipifim Torino oltre 32 anni fa: «Ma alla fine ero quasi arrabbiato per non averne fatti 40, di punti», ricorda con un sorriso oggi l’ex giocatore, «il feeling con il canestro è qualcosa che ogni tanto capita, non sempre purtroppo. Lo senti nelle mani, sai di poter segnare e segui l’istinto. Io, a differenza di Imbrò, dovevo smarcarmi, farmi supportare dagli altri; lui è un giocatore differente, un play-guardia, quindi può crearsi le occasioni ma il talento conta molto anche se buona parte del merito va ai compagni».

Anche Iacopini domenica pomeriggio era davanti allo schermo a vedere la gara tra Germani e De’ Longhi, ovviamente. «Ho pensato a una partita speciale, dopo un primo tempo eccezionale credevo che avrebbe avuto spazio anche Bartoli. Certo, Treviso non poteva tirare con quelle percentuali fino alla fine ed è normale che la tensione cali, indipendentemente dalla volontà del singolo giocatore. Essere avanti di trenta punti a metà gara è un po’ pericoloso, ci si può esporre a dei rischi». Quindi il calo del secondo tempo non è addebitabile alla stanchezza?

«“Non credo si sia trattato di una questione fisica ma di testa, l’attenzione e l’intensità possono diminuire. A tal proposito è sempre importante partire bene nei primi 5 minuti del secondo tempo, non lasciare che gli avversari recuperino fiducia. Brescia forse non credeva inizialmente nella possibilità di riaggancio, poi ha fiutato l’opportunità». —

Federico Bettuzzi

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