I 70 anni di Adriano Panatta: «Io, Treviso e Anna. Sono innamorato»

TREVISO. È un’icona azzurra, dici tennis e pensi a lui. Ma pure un simbolo della romanità, che Treviso ha adottato da sei anni. Qui Adriano Panatta ha trovato l’amore e deciso d’investire, complice il centro sportivo che aprirà fra 14 mesi. Lo chiamiamo alla vigilia del compleanno - il nove luglio ne compie 70 - ed è l’occasione per riflettere sul legame con la Marca.
Panatta, il traguardo dei 70 anni?
«Meno male ci sono arrivato. Festeggerò in modo semplice, a Forte dei Marmi. Con figli, nipoti e la compagna Anna Bonamigo».
Il legame con Treviso?
«Ci abito da sei anni, ormai mi ha adottato. Una città molto civile, carina, cordiale. Ho instaurato un rapporto bellissimo. Il Prosecco? Sì, ogni tanto me lo concedo. Cosa mi piace di più? Senza dubbio Anna».
A proposito: come vi siete conosciuti?
«Posso dirle che sono innamorato e sto bene con lei. Poi mi fermo. Sono cose personali, non le racconto. E gli uomini che parlano di donne non mi piacciono».
A Treviso, intende lasciare il segno con il recupero dell’ex Zambon, a San Lazzaro: a che punto è l’operazione?
«I lavori dovrebbero partire dopo l’estate, l’obiettivo è poter inaugurare la struttura per settembre 2021. Più che un club, un’azienda vera e propria. Un luogo dello sport e benessere. Avremo otto campi da tennis, di cui sei al coperto, e quattro per il paddle. Troveranno posto due palestre, una piscina, una spa, una club house e un ristorante. E se dalla scuola tennis, uscirà un campioncino, di certo me ne accorgerò».
I ricordi sportivi cui è più legato?
«I trionfi di Roma, Parigi e della Davis. Tre emozioni diverse, ma tutte belle. Gli Internazionali d’Italia per il valore sentimentale, il Roland Garros per il prestigio. E la Davis, perché rappresentava la conclusione di un percorso con i compagni e il maestro Mario Belardinelli. Mentre gli scambi indimenticabili coincidono con i match point annullati a Warwick e Hutka, nei primi turni di Roma e Parigi: era destino vincessi quei tornei».

Come vede oggi il tennis italiano?
«Dai miei tempi non eravamo così forti. Berrettini e Fognini nella top ten, Sinner fra i quattro talenti più promettenti al mondo».
Che pensa dei contagi da Covid all’Adria Tour promossa da Djokovic?
«Una stupidaggine. Se voleva organizzare un torneo per beneficenza, avrebbe potuto farlo più avanti. Ora siamo ancora in una fase che impone massima attenzione».
Il più forte al mondo?
«Alla pari Djokovic, Nadal e Federer. Ma il mio preferito è Roger. Per la classe e il talento straordinario, il più completo».
Quali altri campioni dello sport ammira?
«Valentino Rossi e Alberto Tomba».
Parliamo di calcio: la “sua” Roma?
«La prossima domanda».
La più grande amicizia che le ha dato il suo sport?
«Bitti Bergamo, capitano non giocatore di Davis».
Un consiglio al ragazzino che s’avvicina al tennis?
«Non s’illuda, pensi a divertirsi. E se poi dovesse mostrare qualità, ci creda con tutto se stesso». —
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