Ginnastica ritmica, la forza di Alexandra: «Vinco con amore, alle Olimpiadi devo stupire il mondo»

Alexandra Agiurgiuculese, bronzo agli ultimi campionati iridati. La nuova stella della ginnastica ritmica azzurra è una felice storia d’integrazione: radici in Romania, la nuova vita fra Cordignano e Udine  

CORDIGNANO. «Tanti mi chiamano “farfalla”, ma le farfalle sono quelle dell’esercizio di squadra. Io sono invece individualista, fra noi ci conosciamo come “libellule”. Anche se non mi va tanto: preferisco il nomignolo degli amici “pantera”, mi identifica meglio». Ad Alexandra Agiurgiuculese, 18 anni il 15 gennaio, bastano poche parole per far capire di che pasta è fatta. La nuova stella della ginnastica ritmica azzurra, due storici bronzi agli ultimi Mondiali, è una felice storia d’integrazione: radici in Romania, la nuova vita fra Cordignano e Udine, la maglia azzurra e il sogno della medaglia olimpica. Aggiungete esuberanza e simpatia in dosi massicce, tanto da diventare idolo delle teenager con oltre 50mila follower su Instagram.

Alexandra, quando hai scoperto la ginnastica ritmica?

«Ho iniziato a 6 anni, quando vivevo ancora in Romania. A Iasi, poco lontano dalla Moldova. E tutto è cominciato un po’ per sbaglio: mamma Cristina mi portò nella palestra vicino a casa, dove facevano appunto ritmica. Il bello è che mia madre aveva praticato ginnastica artistica: è stata pure agonista, anche se non a livello top. Voleva indirizzarmi a quella, la ritmica è un altro mondo e non sapeva manco cosa fosse. Ci mise un po’ a capire».

Quando hai lasciato la Romania?

«A 10 anni. Papà Richard aveva traslocato già un bel po’ in Italia. Poi l’aveva raggiunto mamma, tanto che l’ultimo anno in Romania l’ho passato sola con i nonni. All’inizio s’era stabilito a Sacile, poi a Cordignano, dove assieme abitiamo da otto anni. Aveva trovato occupazione a Gaiarine, operaio in un’azienda del mobile, dove lavora tuttora con mamma».

Raggiunta la Marca, il primo pensiero è stato come proseguire con la ritmica…

«In Romania avevo partecipato a gare nazionali. Pure una con la Nazionale Esordienti: prima e unica. La ritmica mi piaceva e, prima di ricongiungermi alla famiglia, si valutò se continuare con la selezione romena o provare a giocarmi la carta della Nazionale italiana. Sapevo che la seconda strada non sarebbe stata semplice, ma nemmeno impossibile. Ci è voluto un po’ di tempo, ma sono diventata cittadina italiana e dal 2015 vesto l’azzurro».

E per praticare la ginnastica? A chi ti rivolgesti?

«Per una settimana provai in una palestra a Sacile. Esperienza brevissima. Partecipai subito a uno stage a Udine e ritenni di fermarmi lì».

L’Asu Udinese, con le allenatrici Spela Dragas e Magda Pigano, è diventata la tua seconda casa.

«All’inizio facevo su e giù in treno, ma ero troppo piccola. Così decisi di abitare in un convitto, poi a casa delle mie allenatrici. Nel mentre, Udine l’ho scelta pure per lo studio: ora frequento il quarto anno al liceo scientifico sportivo “Volta”. Negli ultimi tempi, con i Mondiali alle spalle, sono tornata a fare la pendolare in treno. Così vedo sempre i genitori: da piccola, ho sofferto tanto la lontananza. Specie di papà».

In pochi anni, la tua vita s'è ribaltata. Come ti trovi in Veneto? Hai incontrato difficoltà con la lingua?

«Gran parte del tempo lo passo a Udine, che ormai conosco come le mie tasche. Ma il Veneto mi piace, conosco Padova e Treviso. L’arte mi affascina, vorrei avere il tempo per visitarle meglio. Quanto all’italiano, l’approccio non è stato dei più semplici. Ricordo, fra quarta e quinta elementare, di aver fatto parecchia fatica. Il bello è che a scuola c’era un bimbo romeno: lui capiva me, io non capivo lui».

Parli un italiano fluente: il rapporto con i libri?

«Sono studiosa. Amo scienze e geografia, ma nell’ultimo periodo mi sono appassionata alla filosofia».

Cosa rappresenta la ginnastica ritmica?

«Amore, passione, determinazione, un sacco di lavoro. Il momento più bello è dopo la gara, quando arrivano le soddisfazioni e capisci che i sacrifici sono stati ripagati».

Ripensando all’ultima stagione: cosa ti senti di dire?

«Sono contentissima, perché l’avevo iniziata con un infortunio: lesione ai tendini del ginocchio sinistro. Sembrava difficile rialzarsi in pochi mesi, ma sono una ragazza positiva e ho cercato di pensare positivo. Non mi scoraggio facilmente. E non l’ho fatto nemmeno, quando tutti mi dicevano “Ormai non ha più senso, lascia perdere per questa stagione”. Ho tenuto le stampelle per un mese, ero fuori forma, ma in testa c’era solo l’idea di tornare. All’Europeo, mi sono piazzata ottava: pareva impossibile, solo un mese prima».

Il capolavoro l’hai fatto al Mondiale: com’è scattata la scintilla?

«Sono stramigliorata rispetto all’anno prima. Ho raccolto due podi, quello individuale mancava all’Italia da 27 anni. Molti mi hanno chiesto come abbia fatto a recuperare in così poco tempo. Ho risposto che nel periodo della riabilitazione pensavo alle bambine della palestra, ai tanti fans. Ho 54mila follower su Instagram, numeri da attrice. Tutti avevano per me parole d’incoraggiamento, non potevo deluderli. Ho pensato solo a migliorare, mai dubitato di non farcela».

Prossimi obiettivi?

«Ci sono le qualificazioni per Tokyo 2020. Mi attendono quattro gare di Coppa del Mondo, ma a livello di ranking sono già messa bene: nona dell’all around. Alle Olimpiadi ci voglio essere, è uno dei miei più grandi sogni. E spero nella medaglia. Ho sempre chiesto tanto a me stessa, non mi sono mai tirata indietro». 


 

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