Froome e la bici in rosa, da Treviso il regalo di Pinarello

Dopo 25 anni l’azienda trevigiana è sul gradino più alto del Giro d’Italia. «Un successo sofferto, ma arrivato con un’impresa d’altri tempi» 

TREVISO. Il pensiero, in queste ore trionfali di Chris Froome, è corso subito alla visita del campione britannico alla Pinarello di metà aprile, prima della ricognizione sullo Zoncolan (poi domato) e del Tour of the Alps. Fausto Pinarello, amministratore delegato del colosso, gli mostrò qualche cimelio: la Record Special di Bertoglio, la mitica Espada di Indurain. Pezzi pregiati e legati a doppio filo ai precedenti successi al Giro dell’azienda che ha il quartier generale a Fontane.

«Pressione zero, eh?», scherzò il keniano bianco prima di congedarsi. Ora il figlio dell’ex maglia nera Nani può aggiungere la Dogma - ieri rigorosamente rosa, con il tappo-manubrio in oro placcato e diamantite nera, regalo di Fausto a Chris per il recente compleanno - agli altri modelli della casa portati in trionfo nel festival di maggio. Dopo 25 anni, la Pinarello è sul gradino più alto della corsa rosa. E quell’istantanea di Froome, a un sguardo dall’Altare della Patria, entra di diritto fra le immagini simbolo dei successi conseguiti dal celebre marchio di bici. Il filo rosa s’era interrotto con Miguel Indurain, la doppietta 1992-’93. In precedenza, c’erano stati Fausto Bertoglio ’75, Giovanni Battaglin ’81 e Franco Chioccioli ‘91. Ora il lungo gap è stato colmato dall’uomo simbolo di Sky, che alla Pinarello frutta il sesto Giro della storia, dopo quattro Tour e una Vuelta.

E così, salgono a 26 le grandi corse a tappe conquistate dal brand trevigiano, conteggiando 13 Boucle e sette Giri di Spagna. Una festa che può godersi dal vivo l’ex pro’ riesino Matteo Tosatto, una sorta di Tom-Tom per Froome e al primo grande giro vinto da direttore sportivo. Ed è un peccato non possa fare altrettanto Fausto Pinarello, costretto a restare Treviso per la recente frattura al femore: «Sono molto contento, un successo sofferto, ma arrivato con un’impresa d’altri tempi», esulta al telefono. Il manager ha visto Froomey l’ultima volta a cena 10 giorni fa, dopo Nervesa e l’inchino di Sky al passaggio davanti all’azienda.

E su quella chiacchierata alle Bandie, Fausto svela un aneddoto: «Mi confidò “Il Giro comincia domani”. E, in effetti, il giorno dopo s’esaltò sullo Zoncolan. Sinceramente, visto il distacco che aveva, pensavo nel podio. E sull’impresa verso Bardonecchia non ho dubbi: la più bella di un “nostro” corridore. S'avvicinano le Tre Cime di Lavaredo di Battaglin e la fuga-bidone di Pereiro alla Boucle 2006. Credo lo rivedrò prima del Tour, spero il caso-salbutamolo si risolva presto». Pinarello scomoda un paragone, sul piano caratteriale, con Indurain: «Gentile. Molto semplice, alla mano. E ora l’ha scoperto pure l’Italia». Un’annotazione a parte la merita la verniciatura del telaio, con la dedica “Grazie Chris, CCCCNCI”. Ovvero “Chi c’è c’è, chi non c’è insegue”. «Ci hanno pensato in sette, li ho richiamati al lavoro venerdì sera», chiosa, «Sabato è stato portato a Piacenza per l’assemblaggio, poi domenica notte (ieri, ndr) il furgone di Sky l’ha prelevato a Bologna».
 

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