Fausto Pinarello e la crisi Trevigiani «Noi pronti, ma si cambia registro»

TREVISO. «Sono pronto a tornare, ma serve una Trevigiani diversa. Che riparta dal vivaio e svezzi corridori. Come quella di un tempo».
Fausto Pinarello, amministratore delegato dell’omonimo colosso della bici, non è rimasto indifferente al grido di dolore lanciato da Mirko Rossato, general manager della Trevigiani, alla recente presentazione al Palazzo dei Trecento della Continental (la serie C del pedale) di Porta San Tomaso.
L’ex pro’ padovano non era riuscito a trattenere le lacrime: «Se non troveremo risorse importanti a Treviso, credo sia l’ultimo anno», aveva dichiarato, paventando senza mezzi termini il rischio-chiusura, «So cosa ho passato negli ultimi mesi, non ne voglio più sapere. Lo ammetto, ho pensato davvero di non arrivare a questo giorno (riferendosi alla presentazione, ndr). E sono riuscito a prolungare l’avventura, promettendo agli sponsor che sarebbe stata l’ultima stagione». Il glorioso team presieduto da Renato Barzi scricchiola da un paio di stagioni, tanto che dal 2017 ha trovato una ciambella di salvataggio nell’affiliazione in Bulgaria. Il J’accuse di Rossato aveva messo nel mirino anzitutto il territorio, ritenuto insensibile alla causa, visto che per assicurare l’annata 2018 si è dovuti ricorrere a un main sponsor ferrarese (Phonix). Ivano Corbanese, vicepresidente regionale Fci, aveva raccolto l’assist in un amen, invitando «istituzioni e aziende dell’industria-ciclismo» a mettere una mano sulla coscienza e fare squadra per garantire «un futuro» a un pezzo di storia della città. Parole che a Fontane, quartier generale della Pinarello, hanno imposto subito una riflessione: «Io sono qui, la mia famiglia è sempre stata legata alla Trevigiani», la premessa di Fausto Pinarello, «Nel recente passato, avevano preferito legarsi a un marchio di bici non trevigiano (la Wilier, ndr), ma sono pronto a tornare. Serve però un progetto nuovo. Bisogna ricominciare dal vivaio e riproporre quel modello di Trevigiani che prevedeva pure Esordienti, Allievi e Juniores. Facendo anche a meno dell’attività Continental, puntando a formare corridori. Così alimenti pure la cultura del ciclismo». Reclutamento, crescita e costruzione del talento. Ma soprattutto “palestra” per chi ama la bici e risiede dalla parti del capoluogo. Sono questi i temi cari a Fausto Pinarello: non è un caso che dell’idea-vivaio ne abbia già parlato nei mesi scorsi con lo stesso Barzi e l’assessore allo sport Ofelio Michielan. La sopravvivenza della Trevigiani, anno di fondazione 1913, è nel cuore di tutti. «Dispiace che una società storica possa avere questi problemi», la solidarietà del secondogenito del compianto Nani. Fra i presenti alla vernice, lo scorso 18 febbraio, era scappata qualche considerazione sottovoce: come può essere appetibile dagli sponsor locali una Trevigiani affiliata a Sofia?
Mattia Toffoletto
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