Farina, il libero d’Italia diventa commerciante

Nel suo ruolo è il giocatore che ha vinto più scudetti: «Così riesco a vivere più vicino alla famiglia»
Di Mattia Toffoletto
Bolognini Breda di Piave alessandro farina ex giocatore sisley volley vende formaggi al mercato
Bolognini Breda di Piave alessandro farina ex giocatore sisley volley vende formaggi al mercato

Per arrivarci bisogna lasciarsi dietro la chiesa. Il riferimento è il municipio. Piazza Olivi, ogni lunedì, ospita il mercato. Pochi banchi: frutta e verdura, pesce, abbigliamento. Nel bel mezzo del parcheggio, vicino a un altro pizzicagnolo, non passa inosservato il furgoncino del Faio. Proprio così: Alessandro Farina, il libero più scudettato del volley italiano, ha cambiato vita ed è diventato casoìn. Formaggi e salumi, ma anche delizie emiliane come i cappelletti o il parmigiano reggiano invecchiato di 24 mesi. «Faio è il mio soprannome dalle giovanili della Maxicono Parma», racconta il 38enne ex pallavolista, «Me l’affibbiò un allenatore, storpiando il cognome. Molti non ricordano più come mi chiamo, ormai per tutti sono il Faio». Metà mattinata, il ritrovo è a Breda. Passa qualche anziano, ma il clou è stato prima e si può fare qualche battuta. Farina viaggia per la provincia con il suo camion-frigo: il martedì è a Paderno, il mercoledì a Susegana, il giovedì a Meduna, il venerdì a Salgareda e il sabato a Quarto d’Altino. Sveglia all’alba per cinque giorni la settimana; la moglie Elena, origini parmigiane come lui, lo affianca dietro al bancone. «Le difficoltà maggiori sono state all’inizio, dovevo fare pratica con lame e coltelli, ma dopo due mesi me la cavo piuttosto bene», osserva Farina, mentre ci taglia una forma di parmigiano. Bella differenza: dai taraflex del volley ai mercati paesani, dai palloni recuperati alle forme di stracchino, dalle gioie sottorete alle prelibatezze della tavola. Dopo l’ultima esperienza a Vibo Valentia, ha lasciato la pallavolo giocata per i mercati ambulanti. Una scelta di vita inusuale. «L’ho fatto solo per la famiglia, per stare con mia moglie e godermi i figli, che nel frattempo alla pallavolo hanno preferito il nuoto», spiega, «Ho girato per tanti anni l’Italia, ogni domenica avevo la partita. Adesso posso portare Edoardo, il più grande, a pescare». Ma l’ambito alimentare gli piace: «Mia moglie lavorava già l’anno scorso con un caseificio, io acquisto personalmente alcuni prodotti in Emilia. Puntiamo sulla qualità: pecorini e caprini, ma anche il prosciutto crudo di Parma e il cotto senza glutine». Farina è volto noto nella Marca per aver giocato 14 anni nella Sisley, raccogliendo 609 presenze (nessuno come lui a Treviso) e 24 trofei fra cui sei scudetti e tre Champions. Qualche giorno fa è venuto a salutarlo Stelio Pizzolato, storico tifoso della curva orogranata. La chiacchierata può così spaziare sulla pallavolo d’oggi e l’assenza di un club d’alto livello a Treviso. Piazza che l’ha adottato dal ’98 e consacrato campione. «Il settore giovanile non basta, manca una prima squadra di riferimento», obietta sconsolato, «Pensare che Treviso era traino del movimento... Le strutture d’alto livello ci sono, servono gli investimenti. Un problema generale: bisogna incentivare chi mette soldi nello sport». Non può essere tralasciato il capitolo SuperLega: «In tempi di crisi occorrono novità, può valorizzare il campionato italiano. Ma ormai seguo il volley distrattamente». Il fornitore di ricottine incalza...

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