«Diritti annuali: impossibile programmare»

Il Giorgione: «Investiamo, giusto aver certezze». Il Careni: «Costringerli a restare è controproducente»
TREVISO. Nel dibattito sul vincolo sportivo non potevano mancare le opinioni dei club. Fabio Dalla Costa, direttore generale del settore giovanile del
Giorgione
: «Se una società dilettantistica investe risorse umane ed economiche sull’istruzione dei giocatori, segreteria, pulmini e su tutte quelle situazioni che producono risultati, dal mio punto di vista è giusto che in qualche modo ci sia il diritto a usufruire delle prestazioni del singolo giocatore. Le quote associative pagate dai genitori non sono sufficienti per tenere in piedi un settore giovanile di qualità. Se nel calcio l’obbligo del tesseramento da “giovane dilettante” scatta a 16 anni, in altri sport come il basket parte già a 12, ma magari fa meno clamore. È un dibattito che dura da anni e la normativa andrebbe rivista in quanto obsoleta, così come tenere un giocatore contro la sua volontà è un danno per tutti». Alberto Ciarelli, responsabile del settore giovanile del
Montebelluna
: «Il vincolo fino a 25 anni è un buon compromesso. In passato c’era quello definitivo, ora invece qualcuno lo vorrebbe ridurre ulteriormente. Tuttavia se fosse annuale, ogni squadra non saprebbe mai su chi poter contare nella stagione successiva. Le quote versate dai genitori compensano solo in parte gli investimenti sul settore giovanile, quindi le società hanno bisogno di un minimo di tutela». Sergio Pinzin, responsabile s.g.
Liventina
, nonché diesse della prima squadra: «Il vincolo fino a 25 anni è presente solo in Italia e Grecia. All’estero arriva fino a 18 o 19, eppure ci sono nazioni più avanti di noi riguardo i giovani (su tutte la Spagna). Non sarei molto favorevole al vincolo, ma ora serve poiché la tutela economica per le società è insufficiente». Maurizio Schiavon, responsabile s.g.
Nervesa
: «Il limite dei 25 anni è molto vincolante per i ragazzi, ma capisco anche il bisogno di tutela da parte delle società». Fabio De Martin, responsabile s.g.
Careni Pievigina
: «I vincoli sono ormai una cosa superata. I ragazzi devono rimanere se si trovano bene: vincolarli a lungo è controproducente sia per loro, sia per le squadre. Forse vado controtendenza, ma secondo me si dovrebbero liberare ogni anno, a patto che ci siano alcuni parametri da rispettare. È vero che si tolgono dei patrimoni alle società, ma dove si lavora bene il giocatore rimane e il problema non sussiste».


Alberto Zamprogno


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