Del Vecchio, il nuovo fischietto di Marca in A1

TREVISO. La serie A1 del volley italiano punta sui fischietti... di Marca. Stasera al PalaResia di Bolzano toccherà a Federico Del Vecchio dirigere per la prima volta un match della massima serie femminile: Sudtirol Neruda Bolzano-Foppapedretti Bergamo. Un bel regalo di Natale sotto l'albero che nemmeno lui si aspettava, almeno non in questo momento. «Eh.... che dire» sorride Federico nell’intervista della Fipav di Treviso «controllando le designazioni sul nostro portale web ho visto a fianco al mio nome la sigla A1. Il primo pensiero è stato “hanno sbagliato”, nel senso che ci contavo ma non me l’aspettavo ora. Sono felice, e l'emozione è tanta, esattamente come in tutte le cose, quando fai un passo in più».
Come è nata la sua passione per la pallavolo?
«Fin da piccolo, già alle scuole elementari. Mi piaceva la pallavolo e la alternavo al tennis, l’altra mia passione che però ho lasciato subito dopo la terza media».
Quando è scattata la scintilla per diventare arbitro?
«Ha un nome e un cognome… Renzo Priora. Allenava la squadra dove giocavo, avevo 15 anni. Gli serviva un arbitro per una partita e ricordo come fosse ora quando mi disse “Beh insomma, sai come si fa no? Fischi… il dentro si fa così, fuori in quest’altro modo…” Tempo un mese e avevo già compilato il modulo per l’iscrizione al corso aspiranti arbitri».
Ci racconta qualche aneddoto legato ai suoi arbitraggi?
«Ce ne sarebbero davvero molti. Ne svelo due: dirigo ogni gara come se fosse l’ultima. Ma non chiedermi il perché. E poi un rito, quasi scaramantico: quando faccio il sorteggio ad inizio gara, uso solo le monete da 2 euro. Non ha importanza la nazionalità della moneta, ma deve essere da 2 euro».
Dietro le quinte, ci spieghi un po' come funziona la settimana tipo di un arbitro che magari va in trasferta a diversi chilometri da casa?
«Normalmente le designazioni arrivano con 10-12 giorni di anticipo. I due giorni seguenti sono organizzativi, (hotel, planning del viaggio, voli aerei o treni, ecc. ecc.), gli altri sono dedicati a capire come incastrare i nostri impegni di lavoro ed extra-lavorativi con la gara appena arrivata. Un po’ come giocare a Tetris! Mentre i due-tre giorni che precedono la gara sono dedicati ad un breve ripasso delle regole di gioco, della casistica, delle indicazioni tecniche… tutto questo nelle ore più disparate della notte, beninteso».
D'obbligo qualche ringraziamento...
«Ho un debito di gratitudine verso i diversi vommissari che in questi vent’anni hanno seguito il mio percorso: Raffaele Sassone, Giovanni Vanz, Guido Recchia, e poi verso i miei colleghi trevigiani di A che mai mi hanno fatto mancare l’appoggio. In particolare verso il mio “socio” di sempre, Denis Serafin: l’essere in serie A è sicuramente anche frutto di dodici strepitosi anni di serie B passati insieme a lui».
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