Ciclismo, viaggio sulle orme del “trevigiano” Sagan: «Ce l’ha nel sangue, era già un campione»

Da Lovadina a Cimadolmo, da Spresiano a Maserada: qui lo slovacco è diventato fenomeno 

TREVISO. Gennaio 2008, Lovadina, agriturismo “Ai Carrettieri del Piave”. La prima volta di Peter Sagan nella Marca - meglio ancora, in Italia - coincide con il Mondiale cross di Spresiano. Il futuro trionfatore al Fiandre, che sui prati delle Bandie si regalerà l’argento Juniores, s’è sobbarcato 750 km in auto con il papà. Ha lasciato la “sua” Zilina per un viaggio che gli cambierà la vita. Gian Enrico Zanardo, di Roncadelle, una lunga esperienza da direttore sportivo, ha vecchie amicizie in Slovacchia che gli suggeriscono di tenere d’occhio quel talento vispo e con il volto ancora bambino. Gli trova da dormire vicino al circuito iridato, lo porta a fare colazione alla pasticceria “Liberale”, a uno sguardo dal Municipio di Maserada. «Peter ordinò brioche e pastine, era poco controllato nell’alimentazione», ricorda Zanardo, «Il padre chiese un grappino». Il flash-back era doveroso. Da quella prima volta di 12 anni fa, un filo rosso inizia a legare l’allora promessa slovacca alla nostra provincia.

MARCA NEL CUORE

Chissà, se dopo il battesimo nel cross, avrebbe immaginato di tornarci per… vivere. Eppure per due anni, a cavallo fra 2009 e 2011, abita a Cimadolmo, alimentandosi della nostra passione e tradizione. Qui, sulle nostre strade, il sogno di diventare campione trova la spinta decisiva. E proprio qui, fra cinque mesi, tornerà per un appuntamento speciale: il tre volte iridato della Bora correrà il suo primo Giro ed è facile immaginare che la crono Conegliano-Valdobbiadene si trasformerà in una memorabile rimpatriata. Tanti amici da riabbracciare, in primis l’amico Zanardo che nel 2009 assicura alla Rappresentativa slovacca quel gruzzolo di sponsor - trevigiani - necessario a sostenere le trasferte in Italia. Una manna per Sagan. Che condivide la foresteria con il team dilettantistico Marchiol, a San Polo. Che così si cimenta con il “Piva” a Col San Martino e partecipa al Giro del Friuli. Quell'edizione fa tappa a Ormelle - sotto casa Zanardo - e Peter deve digerire un’amara foratura, che lo relega sul secondo gradino. Ci tiene a farsi vedere, il fuoco della passione arde. «L’avevo visto per la prima volta in una gara di Coppa del Mondo Mtb, in Slovacchia», incalza lo “scopritore”, «Mi aveva colpito per la capacità di guida, un funambolo. Dalle sue parti, insistevano: “Diventerà più forte di Merckx”».

IL PRIMO CONTRATTO

Roberto Amadio, all’epoca general manager Liquigas, inizia a monitorarlo. E, grazie al pressing dI Zanardo (su Sagan già posano gli occhi in tanti), arriva la firma - a San Donà, autunno 2009 - per il primo contratto da pro’. Uno squadrone: Ivan Basso, Vincenzo Nibali, Franco Pellizotti. In ammiraglia Stefano Zanatta, per la preparazione Paolo Slongo. Una carriera decollata nella Marca. A maggior ragione, dal trasloco nell’autunno di quell’anno a Borgo Geron, minuscola località di Cimadolmo. In quell’angolo di provincia punteggiato di cantine e famoso per gli asparagi. Laddove sono cresciuti Mino Bariviera e Gianni Giacomini. Laddove abitano le sorelle Soraya e Asja Paladin. Perché lì il ciclismo è una seconda pelle, perché lì Sagan avrebbe potuto dare un senso al suo percorso di formazione. Chissà quante volte ci ha ripensato: da Borgo Geron, puntino quasi invisibile nella mappa della nostra provincia, ai fasti di Montecarlo, dove il campione di Zilina risiede ormai da anni. La vita può imboccare traiettorie imprevedibili. Dieci anni fa eri un progetto di campione, ora sei una star, l’idolo dei ragazzini. Che se la gioca con Froome per il primato in... banca.

SAGAN TREVIGIANO

È l’ottobre 2009, quando la Liquigas chiede a Zanardo di trovargli una sistemazione in zona. Vogliono studiarlo da vicino. La scelta ricade sulla famiglia Lovatello. In quel borgo che un tempo era un bosco e oggi ospita un pugno di abbinate. L’appartamento al piano terra è dato solitamente in affitto, i coniugi Giovanni e Antonia risiedono sopra. L’abitazione fu acquistata all’asta dal padre di Giovanni nel ’38 per 7mila lire. «Attorno solo campi e baracche in legno», spiega il proprietario, 75 anni, meccanico in pensione. Ci accoglie nel soggiorno con la consorte, che ogni tanto s’assenta per controllare che ai fornelli sia tutto in ordine. E gli occhi spesso s’illuminano, tornando con la mente a quel ragazzo che abitava lì sotto con il fratello Juraj, sognando di conquistare il Mondo. «In giardino facevano il barbecue, spesso si concedevano il cinema a Conegliano», esordiscono i Lovatello, svelando i rari diversivi. L'ingresso dal retro, da via Caliselle. Da lì, dentro e fuori con la bici. Il pensiero fisso di ogni giornata. «Se la puliva, la trattava con estrema cura», precisa Giovanni, «E poi si “finiva” con allenamenti estenuanti, i saliscendi del Montello quale meta privilegiata. Ma amava anche le camminate a piedi, lungo il Piave. Faceva ginnastica a casa. Che fosse un "campioncino" lo s'intuiva, aveva il ciclismo nel sangue».

«MONTAGNE DI RISO»

Non mancano gli aneddoti simpatici: «S’era inventato un parafango in cartone. Non voleva rovinare la bici nel dietro-macchina». Passava qualche donna? «Talvolta sentivo rumore di tacchi… Una morosetta l’aveva, forse la futura moglie (da cui poi ha divorziato, ndr)». E il cibo? «Montagne di riso». I fratelli Sagan restano un paio d’anni. E quando se ne vanno, non saldano tutto. «Ormai me l’ero messa via, invece tornarono 12 mesi dopo. Senza avvertire, sudati dopo un allenamento. E pagarono tutto». Ora i Lovatello hanno un sogno: «Riabbracciarlo». Il Giro 2020 sarà la più bella delle rimpatriate.—

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