Camminare per la vita: Deborah Compagnoni, 7 amici e la marcia che aiuta gli altri

TREVISO. Una vita di record e successi sportivi. Da tempo arricchiti con qualcosa di più. Deborah Compagnoni, valtellinese di nascita, trevigiana d'adozione, moglie di Alessandro Benetton, è infatti, tra gli organizzatori, coordinati da Paolo Ruggiu e Paolo Marta, di Camminare per la vita, la passeggiata di 8 chilometri che - per la terza edizione - il prossimo 22 settembre è pronta a colorare Treviso.
Di fatto la declinazione trevigiana di Sciare per la vita, fondazione creata dall'ex sciatrice per sostenere la ricerca e la cura delle leucemie infantili. Anche l’obiettivo dell'edizione 2019 della camminata è raccogliere fondi per la Città della Speranza. Ma anche stare assieme, socializzare, come spiega la stessa Compagnoni, e magari lanciare da una Treviso di periferia - il percorso di quest'anno non attraverserà infatti il centro storico, ma i quartieri di Monigo, San Paolo e San Liberale - qualche messaggio in più. Includente.
Per una Treviso diversa. Non solo, quindi, le bellezze artistiche e architettoniche della città, ma attraverso i luoghi “vissuti”, abitati: le case di riposo, i quartieri più periferici, addirittura lo stadio da rugby che per l’occasione aprirà i battenti. La cosa straordinaria dell’organizzazione messa in piedi da Deborah con Paolo Ruggiu, Paolo Marta e gli altri organizzatori, è che la stessa non si trattiene un centesimo dell’incasso, dovuto alle iscrizioni, in massima parte, e alle sponsorizzazioni: tutto, ma proprio tutto, viene devoluto in beneficenza.

I volontari lavorano gratuitamente per un anno intero (tanto costa organizzare la Camminata). Per farlo Compagnoni ha indossato i panni della volontaria-testimonial-organizzatrice, assieme ad un team di 7 amici, riuscendo a radunare oltre 4 mila persone in ciascuna delle precedenti edizioni con quasi 60 mila euro donati alla ricerca.
E la macchina organizzativa non è scontata. «Assolutamente, siamo molto soddisfatti del percorso fatto sino ad ora ma eventi di questo tipo sono molto impegnativi. Fortunatamente abbiamo formato un grande gruppo, capace di creare uno spirito molto bello. Il tutto per un doppio fine: benefico da una parte, sociale dall'altra».
Nasce da questo secondo scopo la scelta di spostarsi in periferia?
«Esatto. Dopo due edizioni ben riuscite dentro le mura cittadine abbiamo voluto lanciare un messaggio diverso. Attraversare dei quartieri di Treviso in cui abita molta gente significa coinvolgere di più le periferie, significa dar voce a tante scuole - d'altronde è qui che si trovano la maggior parte degli istituti della città - e alle associazioni, a cui sarà dedicato un villaggio in cui possano raccontare la propria realtà. Vogliamo creare un grande festa benefica in un'area non sempre considerata a dovere, ma in cui c'è vita. Vita vera».
In tutto ciò parli, di fatto, da trevigiana vera. Che messaggio lanci a Treviso?
«Vengo da un piccolo paese di montagna e quegli aspetti di vicinanza alla gente li ho sempre vissuti. Mi piace capire la vita di un luogo ed il suo contesto tramite le persone. Tramite Camminare per la vita vorrei che anche Treviso tornasse un po' alle origini, ad un modo corretto di socializzare. Personalmente non sono contro i social, ma l'isolamento fa male. Ritroviamo un modalità bella di stare assieme, con lo spirito giusto ed un'atmosfera semplice e familiare. Se poi si sta assieme mentre si cammina si sta anche meglio fisicamente».
Treviso è una città di sport e volontariato. Cosa manca?
«Treviso è sicuramente una città di sport, viste le sue tradizioni sportive. Mancano però, come nel resto d'Italia, i mezzi per praticarlo in maniera più semplice, anche nelle scuole. Se tutto partisse da lì molte cose sarebbero diverse, per le giovani generazioni in particolare. Generazioni che dobbiamo ascoltare quando parlano di ambiente: si stanno facendo dei grandi passi in avanti in termini di consapevolezza. Speriamo il nostro evento aiuti anche questo aspetto».
Quasi inevitabile, tuo marito Alessandro è presidente della Fondazione Cortina 2021, un commento sulla candidatura olimpica con Milano.
«Si spera vada a buon fine: se si sono candidati è perchè vogliono arrivarci. In ogni caso sarebbe una grande opportunità per il territorio. Gli eventi sportivi, a 360°, sono sempre positivi a maggior ragione in Veneto e Lombardia. Credo che un'olimpiade sia anche un'occasione per migliorare, per guardare avanti, non un evento fine a sè stesso. Intanto, però, invito tutti i trevigiani il 22 settembre a camminare con noi».
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