Bepi Zambon, una vita con la racchetta «Le donne in shorts, i nobili e il fair play»

il personaggio
Quale sportivo può dire di aver festeggiato le nozze di diamante con la propria carriera? A Treviso sono due: Nidia Pausich e Bepi Zambon. 65 ed oltre, gli anni dedicati allo sport. Zambon, 76 primavere portate in un modo che farebbe invidia a un 56enne, giocatore di ottimo livello e apprezzato maestro di tennis, vulcanico promotore di svariate iniziative (non tutte di grande successo ma pazienza), mai fermo, sempre con un’idea per la testa ed un progetto da far crescere. Oggi gestisce lo Sport Lab a Crocetta.
Come ha iniziato?
«Avevo 9 anni, abitavo di fronte all’ippodromo e tornando da scuola vedevo quel cartello all’ingresso del TC Villa Margherita: “Vietato l’ingresso ai non soci”. Era il 17 aprile 1952: entrai, mi nascosi nell’erba alta vedendo una donna giocare in shorts, cosa per allora inaudita. Finchè Dino, il custode, mi gridò: “Ceo, vien qua a tirar su e baete!”. Poi mi regalò un paio di scarpe malandate n. 40, io avevo il 36, dopo aver fatto vulcanizzare le suole mi pareva di volare. Alle partite però non capivo perché dopo il 15 e il 30 non venisse il 45... Iniziai come raccattapalle portando l’acqua minerale, ogni tanto prendevo in mano una racchetta. Due anni dopo iniziai a giocare. Imparai i modi dell’alta società, erano i nobili, i Ciani Bassetti, i Passi, a giocare. E io insegnavo nelle loro ville. A Villorba nel ‘74 in due mesi costruii il Park Tennis grazie al conte Ancillotto. Ma mica solo a Treviso: Concetto Lo Bello mi volle in Sicilia, ci rimasi 10 anni».
Quanto è cambiato il tennis da allora?
«Gianni Clerici scrisse un libro, “I gesti bianchi”: si combatteva appunto vestiti di bianco, con grande garbo e educazione. Gioco più lento, tanto far play, nessuno faceva una palla corta; oggi tutto è lecito pur di vincere. Ai miei tempi i punti si costruivano, adesso si tirano mazzate spaventose, io poi avevo un repertorio molto vario, usavo ogni tipo di colpo. Io sono 1.71, oggi nessun giocatore è sotto l’1.80. Chiaro, il tennis di allora visto ora fa ridere, era molto lento: si sarebbe salvato Rod Laver, non certo ad esempio Pietrangeli, che pure lo battè nel ‘61 a Torino in occasione del Centenario dell’Unità d’Italia».
Successi tanti, ma anche qualche disavventura.
«“Nell’82, sempre il 17 aprile, inaugurai lo Sporting Zambon in zona Ghirada, poi grandi eventi come Borg-Panatta al Palaverde, gennaio 1984. Io i guadagni li ho sempre investiti, volevo continuare ad ampliarmi con una piscina da 2 milioni nel 2005: mi fregarono i costi gestionali, ora in piedi c’è una causa giudiziaria e mi fermo qui. Nel frattempo aprii un centro ad Ascoli ed oggi ho lo Sport Lab a Crocetta: non solo tennis ma anche calcetto, nel vicino palazzetto creato da Polegato ospito le ragazze della ginnastica. Io solo al tennis non mi sono mai fermato, la mia attività è sempre stata a 360°».
Il tennis italiano dopo anni di oblio sembra in ripresa.
«“Questo Yannick Sinner, 18 anni, sta facendo cose fantastiche, ha una forza mentale pazzesca, e sappiamo che il tennis al 90% si basa su quella, anche se negli ultimi anni la componente fisica è aumentata. Fognini è nei primi 10, vero, ma su di lui non punterei mai, è un cavallo pazzo che passa da partite straordinarie a mediocri».
Bepi Zambon, cittadino del mondo.
«Ogni posto dove sono andato è come casa mia, ho sempre considerato ogni persona alla stessa maniera. E lo sport è maestro di vita, non so cosa avrei fatto senza il tennis: a scuola ero anche bravo ma ad un certo punto non ci volli più andare, così mio padre mi rincorreva col bastone».
I ragazzini di adesso ce l'hanno la passione per il tennis?
«Il livello si è alzato, sono molto più bravi adesso, anche perchè fra attrezzi, allenamenti e impianti hanno tutto. Tutti preparatissimi, giocano un tennis splendido. Magari sono fatti con lo stampino però sono bravi».
Cosa riserva il futuro a Bepi Zambon?
«Sono il grande restauratore degli impianti: datemi due operai ed in un mese ti cambio il volto di un circolo. Purtroppo bisogna seguire la burocrazia, cosa che intralcia parecchio. In questo momento attendo risposta dal sindaco di Ascoli per sviluppare un certo progetto».
A Treviso proprio niente?
«Il TC Treviso da quando lo gestisce un gruppo di Cordenons è all'avanguardia. Per ciò che mi riguarda a Crocetta la convenzione prevede la mia presenza ancora per un anno, dopodichè qualcosa dovrò trovare. Anche perchè sono agli inizi della carriera...». —
Silvano Focarelli
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