Bepi Biasuzzi e i «voli» milionari di Timothy T

Ieri e oggi: tre anni fa la scomparsa dell’imprenditore che con i suoi cavalli ha vinto in tutto il mondo

Mercoledì scorso ricorrevano tre anni dalla morte di Giuseppe Biasuzzi. Una figura di punta nell'imprenditoria trevigiana e di riferimento nell’ippica internazionale. La sua fervente attività nell'ambito dell'allevamento dei cavalli con la scuderia che ha sede a S. Maria di Sala che porta il suo nome e le tante vittorie conquistate negli ippodromi di tutto il mondo, oltre che il rilancio dell'ippodromo trevigiano di Sant'Artemio e di quello triestino di Montebello, sono stati il frutto della sua grande passione per il mondo delle corse, che annovera nel panorama dei più grandi drivers italiani anche il nome dei suoi due figli Mauro e Fabio. La storia della famiglia Biasuzzi è scandita dalle vittorie nei Grand Prix più prestigiosi. «Si fa fatica - ammette Mauro Biasuzzi - a fare un bilancio delle vittorie conquistate con i nostri cavalli sulle piste di tutto il mondo in tanti anni di attività, ma superano le diecimila...». Un dato impressionante che serve a dare la dimensione della scuderia trevigiana. Ma sono i nomi dei cavalli che più hanno vinto, quelli che hanno fatto leggenda con i loro primati, a far presa sul grande pubblico, anche quello che di corse, frustini e sulky sa ben poco «Il nostro cavallo più famoso è stato Thimoty T che ha vinto negli Stati Uniti, in Francia, Svezia, Germania e Finlandia verso la fine degli anni ’70. Calamitava negli ippodromi un pubblico foltissimo che voleva vederlo correre, anzi... volare». Non amatissimo dagli scommettitori, Timothy T era invece amato in famiglia per via dei molti milioni accumulati grazie alla sua classe. Il rapporto d'amore con i milionari quadrupedi ha sempre avuto radici profonde, trasformandosi in affetto. Così il rapimento (seguito dal ritrovamento) di un altro grande trottatore come Equinox Bi (soprannominato Razza Piave) segnò profondamente la famiglia. Altri cavalli affollano la mente di Mauro: «Tra quelli allevati non si può dimenticare il mitico Barbablù, allevato nella cava di Paese, forse perché è stato il primo cavallo cresciuto da mio padre a vincere un Gran premio ed a correre in tutto il mondo. Non c'è in Italia praticamente un Gran Premio che i cavalli allevati da lui non abbiano vinto. Ortles, Pecos bi, Zambesi bi (vincitore del Derby), Maribon, Bangie Bi erano i nomi ai quali più eravamo legati». Chi conosceva bene Bepi Biasuzzi ricorda la sua voce inconfondibile, le sue arrabbiature, la sua vigoria, le sue battute. Come un forte schiocco di frusta. Che a moltissimi ora manca.

Prando Prandi

Riproduzione riservata © Tribuna di Treviso