Smith, cuor di Leone: «MacRae? Farà bene, con lui sono cresciuto»
L’estremo del Benetton Rugby, trevigiano acquisito, è pronto a ripartire: «Settantacinque partite in biancoverde, lavoriamo per misurarci contro Leinster e le altre grandi del campionato»

Il primo sponsor di MacRae, un sudafricano che tifa Italia, il quinto anno alle porte. Rhyno Smith è un libro aperto: estremo eclettico, trevigiano acquisito, un leader by example. Dopo la prima settimana di ritiro in Ghirada formula i primi bilanci, tra sessioni in campo - ma la palla non è ancora protagonista - e in palestra.
È cominciato il lunghissimo avvicinamento verso il gong della stagione 25/26: «L’inizio della preparazione estiva è molto difficile», spiega Smith, «Ma è una metafora di vita: devi guadagnare con la fatica quello che vorresti. Prima soffri, poi trovi la ricompensa. Mi sono tenuto in forma qua a Treviso appena finita la stagione. Poi sono andato in Sudafrica per 17 giorni, lì ci sono scuole con ampi spazi per gli sportivi, palestre e campi per tutti i gusti».
Il dg Pavanello è reduce da una full immersion alla Craven Week, le piacerebbe avere altri connazionali vicino? Un po’ come gli isolani nel vostro spogliatoio.
«In Sudafrica ci sono 59 milioni di abitanti, almeno 15 milioni giocano a rugby. La Craven Week è un’ottima occasione per visionare i giovani, c’è una quantità impressionante di talenti e solo 4 franchigie li prelevano per rimanere in campo nazionale, per cui si può attingere trovando delle gemme preziose. Qui con noi ci sono ragazzi giovanissimi, hanno appena finito la scuola oppure ci vanno ancora, mi farebbe piacere trovare altri sudafricani in Ghirada».
Ha tifato per il Sudafrica nei test estivi delle scorse settimane?
«A dir la verità ho tifato Italia, a maggior ragione dopo il fuorigioco di Esterhuizen nel calcio d’inizio per andare in mischia, trovo non sia una strategia corretta. Ma la mia famiglia mi stuzzicava già da prima facendomi notare che i miei compagni azzurri lottavano dall’altra parte, volevo che le cose andassero bene per loro».
Se lo aspettava un Niccolò Cannone così leader contro gli Springboks due volte campioni del mondo?
«Mamma mia che partite ha fatto, soprattutto la prima, ha giocato molto bene. Sono contento per lui, nella scorsa stagione ha attraversato un periodo in cui non giocava con noi, poi ha chiuso partendo spesso dalla panchina. È la prima volta che l’ho visto da capitano ed è stato il miglior giocatore dell’Italia in Sudafrica, mi ha impressionato».
I giovani trequarti che arrivano dai vivai della Marca per allenarsi con voi d’estate hanno come idolo Rhyno Smith?
«Vedo tantissime facce nuove, ho chiesto ad un ragazzo la sua età e mi ha riferito di aver compiuto da poco 17 anni. Alla sua età ero al liceo e non potevo nemmeno giocare per la prima squadra della mia scuola, i tempi sono cambiati. Per loro deve essere un’opportunità confrontarsi ogni giorno con gente come me o Fekitoa, che ha vinto un mondiale con gli All-Blacks, possono imparare e capire se il rugby fa per loro. Ho giocato 75 partite qui, il tempo vola, sono contento che il club si sia fidato di me per tutto questo tempo, ma ho il carattere per farmi sentire a prescindere dall’età».

La più grande novità è MacRae capo al posto di Bortolami: che recensione ci lascia di Calum da head coach?
«Due anni fa gli chiesi, senza pretese, se desiderasse diventare capo-allenatore un giorno, era già contento da assistente. Ora ha la sua chance ed è giusto che ce l’abbia al Benetton, ci conosce bene e non farà fatica ad adattarsi: ha costruito il suo sistema difensivo, non sentiremo il cambiamento. Ho un grande rapporto con lui, con me è stato paziente perché la difesa non era proprio il mio forte, ha trovato le giuste parole e mi ha fatto crescere su quell’aspetto. Questa versione di Rhyno è merito anche di Kitty».
Obiettivi stagionali: esageriamo a parlare sia di play-off di campionato che di finale di Challenge Cup? Magari portando a casa un trofeo…
«È da 10 anni che sono professionista, 5 le ho fatte qua: non c’è mai stata una riunione in cui abbiamo stabilito gli obiettivi all’inizio. Le squadre che hanno maggior successo hanno il focus su ciò che possono migliorare, capisco che sembrano frasi fatte, ma è la verità. È inutile fare salti in avanti, non andiamo mai in campo per partecipare ovviamente, lavoriamo per misurarci contro Leinster e le altre grandi del campionato».
Ha la possibilità di mettere un lieto fine a una sliding door che si è rivelata negativa della scorsa stagione, sceglie la gestione finale di Castres?
«Dopo Castres eravamo dispiaciuti, io non ho giocato una buona partita, potevamo farcela e ci è sfuggita: ma era la prima volta in Champions, avevamo già ottenuto abbastanza. Ho in testa la partita contro i Bulls in campionato in casa a novembre, persa all’ultimo minuto in casa, quella pesa particolarmente, i punti contano sempre e anche lì ne abbiamo persi di preziosi».
Usciamo dal rugby: segue altri sport?
«Seguo il ciclismo, i miei cugini Shenton e George Perrins sono professionisti. Gezelle Magerman è mia cugina di secondo grado e fa la quattrocentista, cerca il minimo per i mondiali e la seguo spesso dal vivo».
Dopo 4 anni pieni a Treviso, quali sono i suoi luoghi del cuore?
«Mi piacciono tutte le zone in cui ci sono dei corsi d’acqua, a Paese, Sant’Angelo e in Restera. È perfetto per andarci con la famiglia e per portarci il cane; a me piacerebbe anche fare qualche chilometro in bicicletta, ma mia moglie Nadia non vuole. Mi accontento di lunghe passeggiate in mezzo alla natura».
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