«Benetton, l’azienda della palla ovale dagli esordi agli scudetti, fino al Pro 14»

TREVISOAlle origini si chiamava Associazione Sportiva Rugby Treviso: nel 1932 (o forse era il 1929, come giurava chi c’era) i pionieri si passavano su campi infami un pallone di cuoio con i lacci e...

TREVISO

Alle origini si chiamava Associazione Sportiva Rugby Treviso: nel 1932 (o forse era il 1929, come giurava chi c’era) i pionieri si passavano su campi infami un pallone di cuoio con i lacci e giocavano con il caschetto. Venne poi il primo dei 15 scudetti, 1956, quella Faema che giocava a San Lazzaro aveva le “maglie color del cielo”. 86 anni dopo il Benetton Rugby è una grossa azienda italiana che partecipa ad un campionato europeo, il Pro 14 ed organizza il più grande torneo di minirugby in Europa, il Città di Treviso, l’ex Topolino. Amerino Zatta, classe 1947, è il presidente dei “Leoni” dal 7 luglio ’97, carica ereditata dal notaio Arrigo Manavello: entrò a far parte cel Consiglio nel’81, il 25 settembre 1989 venne eletto vicepresidente. «Nel ‘56 avevo 9 anni e ricordo poco o nulla di quel primo tricolore. La mia passione nacque negli anni ‘60: io che mai ho giocato a rugby, frequentavo delle compagnie in cui c’erano dei giocatori ed iniziai a seguire il Metalcrom». Che dopo 22 anni vinse il secondo scudetto: 1978. «Dopo il quale Manavello riuscì a convincere la famiglia Benetton a subentrare come sponsor. E fu una autentica fortuna, visti i risultati che seguirono: quest’anno abbiamo festeggiato i 40 anni in biancoverde». Nel 1999 il passaggio a Srl, partecipata di Verde Sport, nel 2010 lo storico ingresso nel Pro 12 e finora tre coach, Franco Smith, Umberto Casellato e Kieran Crowley. «Dopo la creazione della Ghirada la società volle passare da una fase più dilettantistica, la sede era al Ponte De Fero, ad una gestione più manageriale. I Benetton da tempo auspicavano la partecipazione in pianta stabile ad un campionato di livello più elevato rispetto a quello italiano: fare le Coppe non ci bastava più, così entrammo nella Celtic League al posto dei Pretorians di Roma. E lì iniziammo a lavorare per avere una organizzazione più professionale, superando anche un momento difficile, causa alcune regole imposte dall’alto, con il rischio di uscire dalla Lega, poi tutto si risolse. Il nostro contratto con il Pro 14 scade nel 2020 ma siamo in trattative per rinnovarlo fino al 2023. Oggi i rapporti con la FIR si sono stabilizzati, li definirei normali».



«Tra giocatori, allenatori, staff, impiegati e dirigenti abbiamo oltre 400 tesserati. Gran parte di queste persone lavora in forma quasi amatoriale, cioè sono volontari o giù di lì. Poi c’è tutto il settore giovanile, dai 6 ai 18 anni: con la prima squadra parliamo di un totale di circa 300 giocatori, non dimenticando le ragazze, cioè le Red Panthers, con relativo vivaio. Ne viene fuori un totale molto consistente: direi che il termine azienda è giusto. E senza la Ghirada (costruita nel 1985 ndr), impianto che ci invidia tutta Europa, questa azienda non ci sarebbe: il grazie alla famiglia Benetton è per chi ci ha permesso di continuare a svolgere tutta questa attività ai livelli che vedete. Ci sentiamo un po’ dei privilegiati». Nel 2012 i Benetton mollarono basket e volley ma non il rugby. «Nello sport erano entrati col rugby e la loro passione non si è mai spenta, ritenendo di mantenere in vita il club che lo rappresenta. Noi gli siamo grati e ricambiamo con il massimo impegno per ottenere buoni risultati. Infatti la squadra quest’anno è riuscita a fare un salto di qualità. La strada intrapresa con l’arrivo di Crowley è quella giusta, andiamo avanti così».



In questo momento il Monigo ha la capienza dimezzata: i tifosi possono assistere alle partite casalinghe del Benetton solo dalla tribuna coperta perchè in quella di fronte, cioè i popolari, si stanno svolgendo i lavori di copertura. Presidente Zatta, a che punto siamo? «I lavori procedono secondo i programmi: se tutto va come deve andare la tribuna sarà agibile tra fine novembre-inizio dicembre. L’8 dicembre ospitiamo gli Harlequins, quella dovrebbe essere la partita inaugurale. Il mio auspicio è che davanti ai risultati della squadra la risposta del pubblico, il nostro valore aggiunto, sia adeguata: è sempre bello vedere il Monigo pieno». —



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