Beatrice Callegari: «Il 2021? Sarà l’Olimpiade della rinascita»

L’incubo virus che riprogramma la tua vita, dirottando i Giochi al 2021. E quel rapporto con l’acqua che ti manca come il pane. Beatrice Callegari, azzurra del nuoto sincronizzato, 28enne vedelaghese di stanza a Roma, racconta la sua “quarantena” ad Anzio. Fra allenamenti in video conferenza (stretching funzionale al nuoto artistico in simultanea con altre Nazionali) e mille dubbi su una stagione che rischia di concludersi prim’ancora di iniziare. La delusione per un progetto di colpo slittato in avanti, il pensiero alla famiglia nella Marca. E, nel comprensibile smarrimento, più di un motivo per darsi forza: «Agli esercizi abbiamo già lavorato, siamo avvantaggiati per il Preolimpico. E quella che ci attende (ieri l'ufficialità delle date, 23 luglio-8 agosto) sarà l’Olimpiade della rinascita».
Beatrice, cosa significa lo spostamento dei Giochi?
«Mi rendo conto che in questo momento storico non ci sarebbero state le condizioni. Nessuno si sarebbe sentito al sicuro e, dopo mesi passati a contare le vittime, sarebbe mancato lo spirito giusto con cui affrontarli. Impossibile, allo stesso modo, ipotizzare le porte chiuse. Nel mentre, però, mi sento spiazzata come atleta».
In altre parole?
«Vengo da quattro anni molto duri. Dopo Rio ero incerta se proseguire, ma è prevalsa la convinzione di poter dare ancora molto. Ci stavamo preparando per il Preolimpico di fine aprile, poi depennato. Tutto era funzionale a quell’appuntamento, ancora più importante dell’Olimpiade stessa. Rinviare di un anno significa che il tuo progetto, all’improvviso, crolla».
Come reagire?
«Sai che non è un addio all’Olimpiade, ma un arrivederci. Bisogna rimboccarsi le maniche, stringere i denti. E pensare, nel contempo, che vivremo una Olimpiade persino più bella. Perché arriverà dopo mesi pesanti per tutti. Sarà l’Olimpiade della rinascita».
Continua ad allenarsi?
«Mi dedico al fitness digitale, ormai sul web trovi tutto. E pure stretching in diretta con Zoom. Tutte assieme. In simultanea con compagne dell’Italia e altre Nazionali: ieri s’allenava con noi la Grecia, capita di trovarci collegate in 30. Ma mi sento un po’ persa. Noi viviamo di obiettivi, allenarci in una situazione così è difficile. E contiamo solo su due-tre eventi all’anno, ora c’è il rischio che la stagione sia già terminata. Si farà l’Europeo o verrà cancellato? E l’Italiano?».
Quanto le manca adesso la piscina?
«Tantissimo. Tre settimane senza acqua, per una sincronetta, vuol dire perdere già il 70% della sensibilità. Quando è scattata la serrata, arrivavamo da un periodo di ritiro molto tosto. C’era una settimana di riposo, poi si sarebbe tornati a lavorare sodo. La Federazione ci aveva messo a disposizione le piscine, ma non ce la siamo sentita per ragioni di sicurezza. E poi, per evitare gli assembramenti, sarebbe stato impossibile provare gli esercizi di squadra».
La vita stravolta tutt’a un tratto.
«Concluso il ritiro, ero andata ad Anzio, a casa del fidanzato Federico, per passare il weekend. Qualche giorno dopo, sarebbero dovuti scendere i genitori a trovarmi. Ma è scattato il blocco. E da Anzio non mi sono più mossa. Ho la fortuna di avere qui un giardino, la clausura in condominio sarebbe stata più dura. Allenamenti a parte, ho scoperto disegno e pittura. Mi sono presa un quaderno, coloro i mandala. E i piani sono stati scombussolati anche a mio moroso: più che a livello sportivo, gioca a pallanuoto in B con la Libertas Roma, quelli legati allo studio. Puntava a laurearsi in Osteopatia a settembre, ora è un po' incerto».
Com’è a Roma la percezione del dramma?
«All’inizio la questione era stata era presa un po’ alla leggera. Ora esco un paio di volte la settimana per la spesa e t’accorgi subito che la vita è cambiata: mascherine, pochissima gente. Da quando il problema è esploso, sono un po’ preoccupata per i genitori e mia nipote che ha quattro mesi. Mi auguro davvero che tutti rispettino le regole, altrimenti non se ne esce più». —
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