Basso prima tra i pro’ «Sogno la Sanremo ma sono un gregario»

Il ciclista di Asolo debutta al Challenge Maiorca in maglia Sky L’ha voluto Moscon: «Lavorare per gli altri non mi pesa»

ASOLO. Avete presente il primo giorno di liceo o all’università? Un po’ spaesati e timorosi in mezzo a persone che non conosci, ma con l’entusiasmo e la speranza a fare da bussola? Leonardo Basso, da qualche settimana, prova sensazioni simili. Stamane, nel primo atto del Challenge Maiorca, suona per lui la campanella: l’esordio da professionista, un sogno che si realizza. Il 24enne passista-scalatore del Team Sky colma così una lacuna per il suo Comune, da sempre legato a doppio filo al ciclismo, tanto da aver ospitato due traguardi del Giro: è il primo pro’ di Asolo a confrontarsi fra i grandi della bici. La sua storia pareva aver preso una brutta piega, visto che il debutto “ufficioso” al piano superiore l’aveva fatto nell’estate 2015 da stagista Trek, aprendo le danze al Tour of Utah. Quello stesso anno - maglia Brilla - aveva partecipato pure al Mondiale Under 23 di Richmond: tutto lasciava intendere che la promozione sarebbe stata dietro l’angolo. Invece con gli americani l’amore non è sbocciato e dopo un 2017 poco esaltante alla General Store s’è trovato un regalo inaspettato: il World Tour, la corazzata di Chris Froome.

Leonardo, come si sente?

«La vivo da scolaretto. Cerco di tenere ben aperti tutti i sensi, rubare con gli occhi il più possibile. Già allenarsi con Kwiatkowski è come andare a lezione. E poi ho il diesse Dario Cioni che mi fa da preparatore: mi sta aiutando molto. Voglio imparare, carpire i più piccoli segreti».

Cosa significa cominciare dalla Sky?

«Studiare alla Sorbona o a Oxford. La squadra migliore, per capire come muoversi nel nostro mondo».

Ha temuto che il sogno potesse sfumare?

«Ho continuato a correre, perché la speranza c’era sempre. Ci sono stati momenti in cui era difficile crederci, ma quando culli un sogno dall’età di 6 anni, cerchi di coltivarlo fino alla fine. Ho lottato 16 anni per arrivare a questo giorno: per fortuna, le vie del destino sono infinite».

Che ruolo avrà?

«Non sono qui per vincere Giro o Tour, ma so che in determinate corse posso fare un certo tipo di lavoro. Aiutare gli altri non mi pesa, lo facevo già alla Zalf. Devo dimostrare che questo è il mio mestiere».

Alla Zalf è nata l’amicizia con Gianni Moscon, che come lei debutta al Maiorca e l’ha fortemente voluta come compagno...

«Il ciclismo ci ha fatto scoprire amici, c’è affinità caratteriale. Lo affiancherò nei training camp, magari in allenamento in Costa Azzurra (il team ha una sede a Nizza). Il suo calendario è però di un livello ancora troppo alto per me».

A chi dedica la nuova avventura?

«Alla famiglia che m'ha sempre sostenuto. All’Asolana, dove sono rimasto 10 anni. Ed è motivo d’orgoglio risultare primo pro’ nella storia di Asolo».

La corsa del cuore?

«La Sanremo, ma non corriamo».

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