Basket, un Universo e un garante nel dopo Benetton: Pittis

Basta con il verde Benetton, in futuro ci sarà una società tutta biancoceleste, i colori della città.
Trevigianità spinta. Una società di Treviso e fatta da imprenditori trevigiani, racchiusi in un consorzio di aziende che si chiama Universo Treviso. Parola di Riccardo Pittis, ormai più trevigiano di tanti indigeni di nascita, colui che ha accettato di esserne il garante, il catalizzatore delle energie che già si sono messe in moto. Non che prima ci fosse un "paròn foresto” ma oggi c’è tanta voglia di tradizione, di ritrovare le radici che hanno fatto crescere la pianta dell’A.P. Treviso. E così alla presentazione si spiega la presenza in prima fila di miti come Massimo Iacopini, Marcelo Nicola (Paolo Vazzoler era all‘estero), persino Adriano Zin.
Si riparte anche da loro, da chi ha fatto grande un club che ora cerca un nuovo futuro. E se la pallacanestro a queste latitudini sopravviverà a 30 anni di Benetton (bellissimi, anzi gloriosi, ma che hanno fatalmente fagocitato ogni altra realtà), avrà anima e fattezze rigorosamente locali. D’altra parte, nella sede dell’emittente televisiva Treviso Uno, quella di Bruno Zago (non più in Ghirada, bisogna iniziare ad abituarci al distacco ed a frequentare l‘ambiente del possibile "patron"), le tonalità dominanti erano esattamente il bianco e il celeste.
La campagna di reclutamento aziendale è già iniziata: per ora top secret i nomi di imprenditori, i primi potrebbero spuntare in occasione di una apposita Convention nella quale saranno illustrati i particolari del progetto.
Il principio ispiratore dunque è lo spirito di appartenenza al territorio: la Marca, pur in un periodo di sofferenza economica, conserva pur sempre tante e tali potenzialità che non dovrebbe essere un’impresa impossibile trovare chi ha interesse a non far morire l’Ap Treviso dopo quasi 60 anni di onoratissima esistenza. Per entrare in Universo Treviso ci sono da rispettare alcune modalità: come spieghiamo a parte tutti possono dare il proprio contributo, anche coloro che imprenditori non sono. Universo Treviso, è stato sottolineato, ha lo scopo di valorizzare il territorio ed il suo tessuto economico-sociale, offrendo visibilità alle aziende che ne vorranno far parte.
La gestione del lato, diciamo così, tecnico, è in mano all’attuale vice presidente Claudio Coldebella e al direttore amministrativo Giovanni Favaro.
Universo Treviso esprimerà una percentuale (non specificata) della nuova realtà sociale, avrà esso stesso connotati tipicamente aziendali, con un sito internet, un Consiglio d’Amministrazione, un Presidente e dei Soci. Il modello dichiarato è quello di Varese, dove tuttavia il Consorzio ha il 100% delle quote, qui ne avrà solo una parte.
La sfida, riassumibile nello slogan Sport-Impresa-Territorio è lanciata: vediamo se la Marca Trevigiana, oltre che gioiosa et amorosa, è anche laboriosa e, soprattutto, vogliosa di salvare un patrimonio sportivo-culturale come questo.
L’appello è stato rivolto anche alle istituzioni (delle quali ieri non c’era nemmeno l’ombra, speriamo almeno nella Convention, certo ci fossero delle elezioni.... ci sarebbe qualche certezza in più).
Il conto alla rovescia scade il 30 giugno ma, è evidente, non bisognerà arrivare agli ultimissimi giorni, Universo Treviso dovrà essere definito e presentato ben prima.
L’impresa, come ognuno può capire, non è facile, visti anche i tempi che corrono, ma è certo affascinante. Il tempo che manca, poco, è inversamente proporzionale all’entusiasmo ed al coraggio di fare che si respiravano ieri.
«Umiltà, cuore, grinta» scandiva Giovanni Favaro. «Basta con “Io c’ero” (il nome della festa di fine anno in Ghirada ndr): d’ora in poi Io ci sono!» Era il grido di battaglia dell‘ex Acciughino, battagliero come lo era in canotta e calzoncini Benetton.
La volontà, anzi la convinzione di tagliare il traguardo in tempo utile non manca, ma d’ora in poi è il territorio a dover rispondere.
Coldebella dice che siamo leggermente sopra il 50% del lavoro da fare, significa che qualcosa ha già in mano, ora si conta sull’effetto emulazione, sulla ben radicata convinzione di qualche imprenditore che lo sport sia ancora un formidabile veicolo di promozione commerciale, oltre che sociale. Da un unico proprietario e sponsor si sta per passare all’esatto opposto: più siamo meglio stiamo, parafrasando Renzo Arbore.
Qui davvero c’è bisogno di tutti: chissà che, oltre a Riccardino Pittis, anche "Ciano" Bortoletto e Enzino Lefebre diventino dei garanti. Da lassù.
Silvano Focarelli
Riproduzione riservata © Tribuna di Treviso