Banchi, lezione di basket a Treviso

Serata del coach con gli under Npt. «TvB è una bella storia, l’addio dei Benetton è uno choc positivo»

TREVISO. Al Natatorio l’altra sera si è rivisto con piacere uno dei grandi personaggi della pallacanestro italiana: Luca Banchi. 51 anni, grossetano, vincitore a Siena di uno scudetto e di una Coppa Italia (poi revocati per le note vicende) e di un altro scudetto a Milano. Era a Treviso invitato dall’amica e collega Manuela Cesero, che allena gli under 15 provinciali della Bi Holiday NPT: con questi ragazzi Banchi si è intrattenuto impartendo lezioni tecniche molto apprezzate. «Serata piacevole, utile anche per incontrare qualche amico trevigiano» spiega Banchi «mi ha ricordato che anch’io provengo da 13 anni di settore giovanile a Livorno, con reclutamento e formazione di tanti giovani. Ho notato un gruppo appassionato, coeso, ho percepito insomma una cultura del lavoro superiore alla media, i ragazzi hanno mostrato attenzione e concentrazione, oltre che rispetto per la figura del coach». Banchi oggi è disoccupato e, diciamolo, la cosa è imbarazzante: parliamo di un tecnico che, oltre ad aver lavorato in piazze come Trieste, Livorno, Siena e Milano, è stato ripetutamente in Nazionale, dalle giovanili alla maggiore, assistente di Pianigiani. Eppure oggi è a spasso. «Beh, ne approfitto per girare un po’ ed incontrare qualche amico, come in questa occasione. Sono stato all’allenamento della De’ Longhi a Sant’Antonino e con Pillastrini alla gara della Reyer in Champions a Mestre. Poi sarò a Bologna, Pistoia e Livorno, dove gioca mio figlio».

La Benetton in passato è stata fiera avversaria delle tue squadre, ora la gente impazzisce per Treviso Basket.

«Questa è sicuramente una bella storia. Gli esempi di Treviso, Siena e Fortitudo fanno sperare che la pallacanestro italiana non sia legata solo ai quattrini. In serie A non credo ci siano tante società che abbiano la lungimiranza e l’organizzazione di Treviso: il merito è naturalmente dei dirigenti e di Stefano Pillastrini, ben felice di averlo rivisto. Come è stato importante anche riuscire a mantenere lo zoccolo duro della tifoseria».

Una volta qui si vincevano scudetti e Coppe ma si faceva fatica ad arrivare a 3 mila spettatori, adesso siamo in A2 e la fatica è trovare un biglietto.

«Una gran massa di successi col tempo porta fatalmente all’assuefazione, alla routine, ad avere la pancia piena e dire: ma quando rivedremo una guardia come Del Negro, un’ala come Kukoc o un centro come Rebraca? L’abbandono dei Benetton a mio avviso paradossalmente è stato uno choc positivo, soprattutto a livello di fidelizzazione: ricominciare da capo con personaggi diversi l’ho vista come la scintilla capace di riaccendere la passione e riportare interesse. Un po’ come a Siena: quei sette scudetti in altrettante stagioni avevano indotto la gente ad andare a vedere la Mens Sana all’ultima gara dei playoff, nelle altre il palasport era quasi deserto. Ecco perché Treviso Basket ha una delle medie spettatori più alte in Italia».

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