Argentin, Montello amaro Il colpaccio di Zoetemelk

TREVISO. Una delle conclusioni più sorprendenti nella storia del mondiale di ciclismo fu sicuramente quella dell’edizione 1985. Circuito ospitante, il Montello, in Veneto. Argentin sentiva profumo di casa, e si riteneva ormai maturo per cogliere la vittoria mondiale già accarezzata negli anni precedenti. Principali antagonisti, Lemond, Criquelion e il duo irlandese composto da Sean Kelly e Stephen Roche. Dopo una gara tranquilla, nel penultimo giro i favoriti cominciarono a forzare i tempi e scremarono un gruppetto di una quindicina di unità. Ma ancora una volta, come nell’edizione precedente, Argentin perse l’attimo. A due chilometri dal traguardo infatti il 39enne olandese Joop Zoetemelk, già protagonista del ciclismo mondiale negli anni ’70 ma ritenuto troppo in là con gli anni per competere ancora da alti livelli, sorprese tutti con un affondo perentorio. L’unico che tentò una replica fu l’italiano Corti, che come l'anno prima cercò di chiudere sulla fuga buona senza riuscirci. Zoetemelk chiuse con un vantaggio minimo sul gruppo, regolato in volata da Lemond su Argentin che così andarono completare il podio.
È l’epilogo della gara regina del mondiale su strada sul Montello che domani, 1 settembre, taglia i 30 anni di amarcord. Le gare su pista nel velodromo Mercante a Bassano del Grappa e quelle in linea a Giavera del Montello grazie alla “Finanziaria” composta da numerosi imprenditori trevigiani capeggiati da Teofilo Sanson. Lech Piasecki vinse la gara dei dilettanti sulla distanza di 177 chilometri, l’Urss si aggiudicò la 100 chilometri a cronometro a squadre davanti a Cecoslovacchia e Italia con Bartalini, Podenzana, Poli e Vandelli. Successo di Jeannie Longo su Maria Canins e Sandra Schumacher tra le donne dopo 73,7 chilometri di gara.
Ma i riflettori erano puntati tutti sulla prova dei professionisti dove Moreno Argentin partiva tra i favoriti. «E invece non andò così» afferma il veneziano «a due chilometri dall’arrivo Zoetemelk allungò a Bavaria e filò dritto all’arrivo approfittando della rivalità tra me e Lemond. Dopo 30 anni devo dire che è andata bene così, perché Greg mi bruciò nello sprint per la medaglia d’argento. Confesso che non mi erano rimaste molte energie. Il percorso era molto selettivo. 265,5 chilometri con la salita dei Santi Angeli da ripetere 18 volte, non sono uno scherzo. Così venne fuori una corsa molto particolare. Non ci fu nessun attacco di rilievo» ricorda Argentin «e toccò a me a due giri dalla fine far scattare la sveglia. Con il risultato di selezionare una quindicina di uomini per il gran finale. Ma il percorso era molto particolare, perché la discesa era molto lunga e pedalabile e quindi consentiva di rientrare a chi si staccava in salita. Quindi ci presentammo tutti assieme per il titolo mondiale».
Lungo l’ultima discesa attaccò Stephen Roche, ma senza successo. Nel gruppetto dei fuggitivi c’erano anche Van der Velde e Madiot, uomini capaci di piazzare il colpo gobbo. «Ma c’era anche Claudio Corti che era mio compagno si squadra con la Sammontana, ma aveva già firmato con la Chateau d’Ax e quindi nel finale pirotecnico non svolse il suo compito fino in fondo. E quindi a Giavera del Montello Zoetemelk tagliò il traguardo solo soletto. A me andò molto meglio l’anno dopo a Colorado Springs, dove il 6 settembre 1986, vinsi il titolo iridato e nel 1987 a Villach arrivai secondo». Ma nella carriera di Moreno Argentin ci sono anche quattro Liegi, 3 Frecce Vallone, un Giro delle Fiandre e un Giro di Lombardia. E per gradire anche due campionati italiani.
Riproduzione riservata © Tribuna di Treviso