Alla Treviso Marathon la festa dei 2.500 muccati senza tempi e classifiche

TREVISO. L’immagine-simbolo della Treviso Marathon 2018? Alla mente te ne vengono tante e non sapresti da dove cominciare, ma poi decidi che il serpentone dei 2.500 della Moohrun possa contendere di diritto il platonico primo posto all’assolo vincente di Chumba. Se l’emergente keniano si comprerà una mucca con i guadagni dell’impresa, i “muccati” de “La Butto in Vacca” sembrano suggerirgli… il regalo e meritano senza dubbio il premio simpatia: i 10 e 3,5 km della non competitiva riassumono goliardia e voglia di fare gruppo, significano sport vissuto in leggerezza e fantasia nei travestimenti. Istantanee che lasciano il segno e diventano il migliore viatico a un viaggio che certificherà il rinnovato amore fra Treviso e la maratona.
Un viaggio che incrocerà borghi affollati ed emozionati, l’affetto della gente a stringerti il cuore. Un viaggio dedicato alle curiosità, ai passaggi-cartolina. E seguire la 42 km da una moto, in tal senso, garantisce una prospettiva privilegiata: prendi nota degli striscioni, attraversi paesi in festa, ti godi il paesaggio. Mischi sacro e profano: perché è la domenica delle Palme e non puoi scordare i fedeli a bordo strada con i ramoscelli d’ulivo. Si potrebbe ricavare una riflessione sullo sport veicolo di pace, sembra fatto apposta quel passaggio davanti alla chiesa di Carbonera: la messa è appena terminata, tutti a salutare campioni degli altipiani e stoici tapascioni. L’avventura prosegue e viene naturale il parallelo con un’altra disciplina, il ciclismo: passi nei piccoli centri, la maratona entra nelle case. Quasi un porta a porta. A Pezzan, un gruppetto si raduna davanti all’osteria: il termometro degli applausi accusa un sobbalzo.

A Cendon sei già a metà percorso e ritieni inevitabile catalogare la frazione di Silea come “paese degli striscioni”: dagli incitamenti per «Romina» e «Monica» a un altrettanto mirato «Forza Arme», passando per più generici «Top Top». Perché, per un giorno, sono tutti campioni. Così pensano pure i residenti di via San Nicolò, a Casale: sbucano dalla finestra, aprono la porta. La maratona li accarezza, si sentono parte del gruppo. Suggestivo il transito al porto di Casale, cittadina che ruba la scena per la folta partecipazione. Il Sile è diventato intanto compagno di viaggio, indicando la via che porta al capoluogo.

Ecco il Cimitero dei Burci, ecco la Restera. Dopo i severi cavalcavia della prima parte, la 42 km diventa lineare ma scopre lo sterrato. Le moto sollevano la polvere, quasi una scena d’altri tempi. E il pubblico pare non accorgersene. Aspetta imperturbabile, si gusta i protagonisti dalle panchine. Si respira passione, ma ancora di più ne percepisci in centro storico. Al Quartiere Latino, trovi l'orchestrina. Da Corso del Popolo a piazza dei Signori è una fila ininterrotta, degno omaggio del salotto di Treviso. Viale Burchiellati è ormai vicino: quando arrivi, capisci che il pubblico è fra i vincitori.
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