«A Treviso ci sono i soldi, porto lì il Pordenone»

TREVISO. «Il Treviso l’anno prossimo ci sarà. E giocherà al Tenni, al cento per cento». Non è banalità, e non c’entrano le sfere di cristallo. Si parla di progettualità, ma anche di situazioni in divenire. C’è chi resta con i piedi per terra, e chi sogna. Le sirene della Serie B che sta per attraccare a Pordenone fanno sentire il loro fascino anche nel Veneto orientale. E quella che molti consideravano una semplice provocazione lanciata dal presidente neroverde Lovisa all’indomani della vittoria sulla Triestina, che aveva definitivamente avvicinato il Pordenone (guidato dal montebellunese Attilio Tesser) alla promozione, sta pian piano diventando un “rischio” concreto. Il presidente del Pordenone si era detto deluso del “disinteresse” dei grandi imprenditori locali nei confronti del suo club e di quanto sta facendo in questa straordinaria stagione, annunciando la possibile svolta: «Potrei portare via la società». Dove? Lui sino a ieri si era limitato a dire “in Veneto”. Ora lo ammette: «A Treviso».
Insomma, le strade calcistiche di Pordenone e Treviso potrebbero nuovamente incrociarsi, come accadde una quindicina abbondante di anni fa, quando Ettore Setten scavalcò il confine della regione e rilevò il club biancoceleste, portandolo sino in Serie A, prima di una rapida e inesorabile discesa. Attualmente il capoluogo della Marca è, di fatto, senza calcio: il Treviso sta per retrocedere in Promozione. Ma non si vuol mollare. E il sindaco Mario Conte si è fatto capofila di una cordata di imprenditori (tra 10 giorni si potrà sapere qualcosa in più) per finanziare una società – che, chissà, magari potrebbe chiamarsi Nuovo Treviso – da far giocare allo stadio Tenni, ora con i cancelli chiusi.
Il primo cittadino non parla di categoria, potrebbe partire dal basso. Oppure provare la “fusione” con il Pordenone. C’è anche questa possibilità, come conferma il contatto avuto da Lovisa con lo stesso sindaco Conte. Certo, in questo caso la somma da mettere insieme sarebbe decisamente maggiore, però nulla è escluso. Anche il fatto che Conte sia deciso a ridare vita al Tenni è un indizio importante, pur rimanendo ingente la mole di lavoro e di denaro da investire per ripristinarlo.
Il massimo dirigente del Pordenone ribadisce il concetto: «Loro hanno i soldi, noi abbiamo il know how», afferma Lovisa, «Ne ho parlato con il sindaco di Treviso, le due esigenze potrebbero combaciare. Adesso dobbiamo concentrarci solo sulla conquista della B, perché ancora in mano non ce l’abbiamo. Dopodiché vedremo, in tempi rapidi, il da farsi. Qui purtroppo il crowdfunding non decolla, gli imprenditori locali evidentemente non sono interessati. Pazienza, se è così ci sposteremo. Però mi dispiacerebbe lasciare la mia terra e fino all’ultimo farò di tutto per rimanere qui. Non è che non abbia più voglia di investire nel Pordenone, anzi, però in questi undici anni da presidente, esclusivamente per pura passione, di soldi ne ho messi parecchi. Ora voglio essere affiancato da qualcuno, da un paio di imprenditori appassionati, interessati a fare le cose per bene. Anche perché la società nel tempo è diventata una vera azienda, che dà lavoro, non dimentichiamolo, a settanta persone. Guardate Renzo Rosso a Vicenza: di certo le risorse non gli mancano, però si è fatto affiancare da alcuni colleghi imprenditori cui ha ceduto una parte delle quote. Ecco», conclude, «io vorrei fare una cosa simile. E se a Pordenone non sarà possibile, lo farò a Treviso».
Il Noif dice che non si può trasferire una società da una regione all’altra, neppure se di provincia confinante. Ma il Noif era quello del format della B a 22 squadre: nel calcio nulla è impossibile. E se la “provocazione” (se tale) di Lovisa servisse solo a smuovere qualcosa, convincendolo a restare a Pordenone? La soluzione più probabile sarebbe la B (quantomeno all’inizio) a Udine, più vicina e con uno stadio pronto (al Tenni servono lavori e i mesi estivi potrebbero non bastare). Lasciando al consorzio di 40 imprese messo insieme da Conte il compito di ridar vita a una squadra cittadina nuovamente alla ricerca di un salvatore. —
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