Treviso: il presepe è nel suk tra i canti dei muezzin

Treviso. Quest'anno il presepe vivente di Collalto sarà multietnico. L'iniziativa, prevista per questo fine settimana, è stata rinviata a causa del maltempo a sabato 13 gennaio alle 17,30 con replica domenica 14 alla stessa ora

TREVISO. Non ci saranno solo il bue e l'asinello, le donne e i pastori ad omaggiare la Natività. Quest'anno il presepe vivente di Collalto sarà multietnico. L'iniziativa, prevista per questo fine settimana, è stata rinviata a causa del maltempo a sabato 13 gennaio alle 17,30 con replica domenica 14 alla stessa ora.

Tra le antiche mura del castello cittadino le figure della tradizione si muoveranno fra le mercanzie di un colorato Suq, il tipico mercato dei paesi arabi. Le tinte sgargianti di spezie, tappeti esotici. Di sottofondo il canto del muezzin che rimanda alla liturgia delle moschee.

«Vorremmo trasmettere un pensiero nuovo: la magia della vita come un dono divino che non ha colore ma che porta mille colori. Un antidoto contro il malessere, la guerra e le miserie umane» spiega l'architetto Luigi Torresan che ha curato il progetto scenico insieme al Gruppo festeggiamenti e al Gruppo teatrale di Collalto. Il presepio nell'antico borgo trevigiano diventa quindi simbolo di integrazione e dialogo tra culture diverse, come in fondo era la Palestina ai tempi di Gesù Bambino: gli abitanti locali di religione ebraica, ma anche i Re Magi arrivati dall'Oriente seguendo la stella cometa.

«Vogliamo proporre una versione inedita del nostro presepe vivente con la speranza che questo momento possa essere compreso e accolto dalla comunità, cogliendone il senso più profondo. Vogliamo lanciare un inno alla bellezza della maternità e della pace, invitando tutti a prendersi per mano come risposta alla violenza e alla disgregazione sociale del nostro tempo» aggiunge Antonella Collet. Un'interpretazione in armonia con le parole pronunciate da Papa Francesco durante la messa di Natale, quando ha rinnovato l'appello alla solidarietà sociale e all'accoglienza dei migranti.

«Nei passi di Giuseppe e Maria» aveva sottolineato il pontefice «si nascondono tanti passi. Vediamo le orme di intere famiglie che oggi si vedono obbligate a partire. Vediamo le orme di milioni di persone che non scelgono di andarsene ma che sono obbligate a separarsi dai loro cari, espulse della loro terra».

Riflessione toccante in un periodo di forti tensioni sociali e politiche in fatto di immigrazione. Frasi che non sono cadute nel vuoto, come dimostrano alcune scelte simboliche riportate negli allestimenti presepiali.

A Viareggio nella mangiatoia si poteva trovare un Gesù Bambino di colore, che purtroppo è stato rubato nelle scorse ore. Anche la rappresentazione che sarà fatta a Collalto esorterà alla condivisione. Gli ottanta figuranti si muoveranno all'interno del borgo trevigiano per far conoscere al pubblico un variegato contesto di vita quotidiana, dove convivono artigiani e speziali, mercanti di stoffe e di bestiame, ladri e soldati.

Questi ultimi deporranno le armi e le cattive intenzioni per inginocchiarsi davanti alla Madonna in segno di pace. Ad accompagnare le varie scene un repertorio altrettanto ricco, che spazierà dalla Cavalleria rusticana di Pietro Mascagni alle canzoni di Munir al richiamo del muezzin dal minareto. Anche la musica sembra voler suggerire che il mondo è così grande da avere spazio per tutti.
 

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