Per i nostri lettori visita gratis al Museo dello scarpone

Per i lettori della Tribuna di Treviso il Museo dello Scarpone e della Calzatura Sportiva, ospitato nella cinquecentesca Villa Zuccareda-Binetti, organizza gratuitamente due visite guidate

TREVISO. Per i lettori della Tribuna di Treviso il Museo dello Scarpone e della Calzatura Sportiva, ospitato nella cinquecentesca Villa Zuccareda-Binetti, organizza gratuitamente due visite guidate alla scoperta di documenti, materiali iconografici, oggetti, prodotti e macchinari che hanno fatto la storia e la cultura dello Sportsystem, uno dei più importanti distretti industriali d’Europa, nato a inizio Ottocento da un sapere artigiano che avrebbe conquistato il mondo intero.

Villa Zuccareda Binetti guarda avanti. Anzi si guarda attorno e cerca facce amiche. Il Museo dello Scarpone di Santa Maria in Colle (Montebelluna) è suggestivo, attraverso di esso puoi ricostruire storia ed evoluzione in termini di sportsystem, ed è ciò che fanno tanti turisti, specie quelli provenienti dagli Usa, ma quanti trevigiani lo conoscono? Il Museo dello Scarpone e della calzatura sportiva è uno scrigno che ricorda al mondo perché la cittadina sia universalmente nota.

Al mondo, appunto. Se però ne misuri il grado di conoscenza in ambito locale, ti rendi conto che passi avanti ne servono assai. Come spesso succede, le bellezze dietro l’angolo sfuggono di più. Così l’iniziativa pensata dalla Tribuna per il quarantennale, la doppia visita gratuita (ore 9.30 e 11) riservata sabato ai nostri lettori, diventa opportunità per “riscoprire” un gioiello.

«Vogliamo dare un segnale», esordisce Patrizio Bof, dal 2017 presidente della Fondazione Museo, «Per assurdo, il 30% dei nostri visitatori arriva dall’estero. Penso a Stati Uniti, Francia e Germania. Di recente, abbiamo ospitato una delegazione cinese. Sono qui per i nostri centri di ricerca e poi visitano il museo: ci studiano il Dna del saper fare. Per contro, nella nostra provincia dobbiamo farci conoscere di più». Perché il patrimonio conta oltre duemila oggetti storici fra strumenti e macchinari, 1.800 calzature, 7000 fra cataloghi e riviste. Perché puoi goderti pezzi pregiati come la sovrascarpa per sentinella della Grande Guerra o la “Dolomite” di Lino Lacedelli e Achille Compagnoni sul K2 nel 1954. Senza contare la suola “Vibram”, ispirata alle scarpe chiodate con cui nei primi del 900 si combatteva in Montello.

«La Tribuna è un’eccellenza della provincia, come lo siamo noi», prosegue Bof, «Visitarci significa vivere il territorio, prendendo contatto con una realtà unica al mondo: non ne trovi con queste caratteristiche, nello specifico un museo di distretto e non d’impresa». Percepisci l’evoluzione dello scarpone, i mutamenti tecnologici. E l’approccio da sempre all’avanguardia, efficacemente riassunto nella pelle del feto di canguro, impiegata per l’alta capacità di resistenza. «In un momento di crescita e ripensamento del distretto, il museo può diventare polo catalizzante per la nostra imprenditoria», l’auspicio del presidente della Fondazione, «L’asse portante, simbolo di cambiamento di un ecosistema più allargato».

La storia come tramite per guardare al futuro. Passato e presente di un distretto che trovano espressione in un museo. Fra i 300 elementi esposti, riconosci il “Moonboot” ispirato all'allunaggio come la “Nike” dell’interista Mauro Icardi, modello speciale con il logo di Montebelluna, consegnato nel 2018 per i 20 anni del brand americano ai piedi del Montello. Un viaggio fra memorabilia: dagli scarpini di Roberto Baggio e Aldo Serena agli stivali di Max Biaggi, dagli scarponi di sci di Alberto Tomba e Bode Miller a quelle da velocità di Pietro Mennea. Senza scordare la “Diadora” di Filippo Inzaghi del trionfale Mondiale 2006 o le scarpe da tennis di Bjorn Borg e Boris Becker. —




 

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