Penelope e il dramma delle donne che scelgono l’uomo sbagliato

«Amo Pablo ma odio Escobar». Parole di Virginia Vallejo, la giornalista colombiana che negli anni ’80 ebbe una relazione con il più grande trafficante di cocaina di tutti i tempi. Due facce (privata...
Javier Bardem, Penelope Cruz take a boat to going to the photocall of the movie "Loving Pablo" at the 74th International Film Festival of Venice (Mostra), Venice, on september 6, 2017. Photo by Marco Piovanotto/ABACAPRESS.COM
Javier Bardem, Penelope Cruz take a boat to going to the photocall of the movie "Loving Pablo" at the 74th International Film Festival of Venice (Mostra), Venice, on september 6, 2017. Photo by Marco Piovanotto/ABACAPRESS.COM
«Amo Pablo ma odio Escobar». Parole di Virginia Vallejo, la giornalista colombiana che negli anni ’80 ebbe una relazione con il più grande trafficante di cocaina di tutti i tempi. Due facce (privata e pubblica) della stessa medaglia che si moltiplicano esponenzialmente se a interpretare i protagonisti di questa autentico romanzo criminale - raccontato nel film “Loving Pablo” di Fernando Leon de Aranoa, presentato Fuori concorso - sono Penelepe Cruz e Javier Bardem, coppia nel cinema e nella vita. Sposati dal 2010 dopo essersi conosciuti sul set di “Prosciutto, prosciutto” nel 1992, passando per “Carne trémula” (1997), “Vicky Cristina Barcelona” e “The counselor”, gli attori spagnoli raggiungono la sala stampa dove si è appena svolta la conferenza del musical in concorso “Ammore e malavita”, titolo che sintetizza come meglio non potrebbe il tema del giorno: le relazioni criminali e canagliesche che legano le donne a uomini senza legge ma con molto fascino, quello magnetico del potere, dei soldi e del rispetto. Ci cascano Claudia Gerini e, meno consapevolmente, Serena Rossi nella sceneggiata napoletana musicarella dei Manetti Bros., rispettivamente innamorate di un boss della camorra e del suo fedele sicario. Ma soprattutto, e con conseguenze drammatiche, Virginia/Penelope, la cui relazione con Pablo/Javier va anche oltre l’aspetto fisico. Lei bellissima e sorridente nel ruolo della reporter televisiva venerata dal pubblico per i sui abiti, i suoi gioielli e i modi eleganti. Lui obeso, pancia che tracima sui pantaloni e riccioli unti di sudore e sangue. «Ma non mi spaventava tanto l’aspetto fisico di Pablo Escobar» confessa l’attrice in un italiano gentile e deliziosamente incerto «quanto l’aura negativa e mostruosa del personaggio. Non vedevo l’ora che arrivasse la fine delle riprese per non vedere più Javier imprigionato in quel personaggio che mi dava la nausea. È stata una tortura, stavo diventando matta». Due sedie più in là Bardem - che nel film si è fatto riprendere nudo e obeso (ma sono protesi aggiunte digitalmente al fisico dell’attore) mentre correnella foresta - sorride premuroso mentre la moglie torna sull’argomento della fascinazione del male e del potere che fa dire al personaggio di Virginia «se devo soffrire per amore, meglio piangere su un jet privato che sul sedile di un autobus» o la fa scoppiare letteralmente di gioia quando Pablo le riempie la valigia di dollari ordinandole si spenderli tutti per lo shopping a New York. Un’attrazione irresistibile per un criminale dalle movenze lente (l’animale preferito di Escobar era l’ippopotamo che l’attore ricorda nella sequenza in cui emerge da una piscina solo con gli occhi) ma allo stesso tempo sadico, padre amorevole e mostro capace di dispensare sofferenza e dolore a centinaia di altri padri e madri. Contraddizioni che hanno affascinato lo stesso Bardem, colpito dalla complessità del personaggio, da un angelo del male che, guarda caso, è anche il sottotitolo di un film di Michele Placido dedicato a Vallanzasca, paradigma del criminale amato dalle donne. Relazioni pericolose, sul filo del rasoio, più emozionanti di altre. Come canta, aggiornandola in napoletano, Serena Rossi in “Ammmore e malavita”: “What a feeling” (che sensazione) innamorarsi dell’uomo sbagliato.


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