Oddo Celotti, il poeta ritrovato

L'editore Vanzella recupera 80 liriche dialettali del cantore della trevigianità
NOVECENTO. Da sinistra Celotti nel 1956 alle terme di Chianciano e la riviera del Sile a Ponte Dante
NOVECENTO. Da sinistra Celotti nel 1956 alle terme di Chianciano e la riviera del Sile a Ponte Dante
 Il recupero di una penna trevigiana, quella di Oddo Celotti (1895-1975), dalla vena giocosa e poetica, purtroppo dimenticata, è l'ultima fatica della casa editrice Devanzis di Giuseppe Vanzella, che ha dato alle stampe «Te vojo tanto ben, Treviso mia». Il volume raccoglie un'ottantina di poesie in dialetto e in lingua, scritte tra il 1922 e 1975, fortunatamente ritrovate in una collezione privata. Scoperta che ha stimolato una ricerca filologica, affidata alla classificazione e allo studio delle curatrici Claudia Furlan e Sara Visentin per restituire alla città un piccolo patrimonio culturale. Il libro verrà presentato martedì 14 dicembre alle 20.30, nell'Auditorium della Fondazione Benetton, a Palazzo Bombenm, da Giuseppe Vanzella, Toni Basso (storico) e dalle curatrici, mentre l'attore Mirko Artuso leggerà alcune composizioni poetiche di Oddo Celotti. L'autore, nato da antica famiglia trevigiana, uomo colto e raffinato, dotato di una particolare e sottile ironia tutta trevigiana, fu una personalità molto coinvolta negli interessi culturali della città tra gli anni '20 e '70. Collaborò con il quotidiano Il Gazzettino e il periodico satirico Il Cagnan. Ma dopo la sua morte, queste opere sono cadute nell'oblìo e oggi la pubblicazione di Vanzella torna rendergli merito. Le poesie sono precedute dalla biografia di Celotti e da un saggio critico. Chiude il volume un glossario dei vocaboli dialettali utilizzati, termini appartenenti ad un vernacolo arcaico.

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