A 24 anni lavora a Mission Impossible con Cruise: «Ho sempre voluto far cinema»

Edoardo Magliarella, di Zenson di Piave: «Gli effetti speciali e il montaggio sempre accanto alla star»

Elena Grassi
Edoardo Magliarella, 24 anni
Edoardo Magliarella, 24 anni

Partire da Zenson di Piave e finire sui titoli di coda di Mission Impossible – The Final Reckoning, ultimo capitolo della storica saga con Tom Cruise, kolossal da 400 milioni di dollari, uscito giovedì nelle sale Italiane.

Potrebbe sembrare un effetto speciale ma è proprio vero: il nome di Edoardo Magliarella è accreditato come Visual effects Avid operator e questo Mission Impossible è il suo esordio con il botto, a soli 24 anni, nel mondo delle grandi produzioni.

Un sogno che è partito da lontano e che ha portato il giovane zensonese a lavorare accanto Tom Cruise nel processo di supervisione proprio degli effetti speciali del film.

Magliarella, da dove cominciamo questa storia?

«Fin da bambino volevo fare cinema, a undici anni ho realizzato i miei primi cortometraggi e ho capito che da grande avrei voluto diventare montatore. Mi sono diplomato allo Scarpa-Mattei di Fossalta di Piave in Servizi culturali e dello spettacolo e mi sono laureato alla London Film Academy in Film making».

Perché proprio montatore?

«Mi ha sempre affascinato l’idea di assemblare le scene per costruire la storia, è il montaggio che porta a far funzionare il film, perché se le inquadrature sono le parole, il montaggio ne è il discorso, che crea sia la sintassi narrativa che emotiva».

Dopo la Film Academy cosa succede?

«Sono entrato alla Halo Post Production di Londra, un’azienda che mette a disposizione delle company cinematografiche sia strutture che personale per il processo di post produzione di un film. Ho cominciato come runner e nel giro di qualche mese sono diventato assistente al montaggio, lavorando con Netflix, Amazon, Disney, e per grandi registi come Wes Anderson o Yorgos Lanthimos. Poi c’è stata la crisi causata dal grande sciopero delle star di Hollywood e sono tornato in Italia trovando impiego al Multistudio di Treviso».

Com’è arrivato a Mission Impossible?

«A febbraio di quest’anno mi ha chiamato la post production supervisor di Mission Impossible e sono tornato a Londra. Il film doveva essere pronto in primavera, con una qualità più che elevata, e cercavano professionisti competenti. A suggerire il mio nome è stato Eddie Hamilton, il montatore candidato all’Oscar per Top Gun Maverick, sempre con Tom Criuse, che avevo conosciuto grazie alla Film Academy ed è stato come un mentore per me».

Qual era il suo incarico?

«Assemblavo le sequenze con gli effetti speciali e avevo il compito di mostrarle al regista Christopher McQuarrie e a Tom Cruise, che è anche produttore del film. Loro valutavano se andassero bene e quindi le passavamo al montaggio».

Cosa può dire di Tom Cruise?

«È una persona fantastica, si è interessato a noi e al nostro benessere, al fatto che avessimo le giuste pause e ci ringraziava sempre per il nostro lavoro. Come professionista è molto attento e meticoloso, commentava ogni singola immagine con un’energia veramente adrenalinica, ama estremamente il suo lavoro, nel progetto voleva la perfezione».

Un aneddoto?

«Tom Cruise è talmente pignolo e critico con se stesso che un giorno si è soffermato sulla posizione dei suoi piedi nell’aereo, non ne era convinto, e chiese a me e ai colleghi cosa ne pensassimo. Dato che lui fa in prima persona tutte le scene d’azione senza stuntman e senza effetti speciali, sapevamo benissimo quanto ci tenesse. Per noi però i piedi andavano bene così, lui si è fidato della nostra opinione e ha tenuto la ripresa».

A cosa è dovuto il successo di questa saga?

«Alla qualità di produzione che c’è dietro, avendo lavorato tra effetti speciali e montaggio mi è capitato di vedere tutte le riprese ed è incredibile che un signore di 63 anni resti appeso all’ala di un aereo: questo batte ogni effetto speciale. In questa scena l’unico intervento digitale è stato rimuovere visivamente il cavo che lo reggeva. Il mix tra effetti speciali e scene reali non si avverte: è questa la magia di Mission Impossible».

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