La nuova Annalisa «Bye bye paranoie Punto alla felicità»

MARGHERA. Il terzo posto al Festival di Sanremo, l’uscita di un nuovo album, un instore tour (tappa alla Nave de Vero di Marghera il 29 febbraio) e due concerti (il 14 maggio all’Alcatraz di Milano e il 16 all’Atlantico Live di Roma) che presumibilmente anticipano una tournée. Insomma, di motivi per i quali sorridere, Annalisa ne ha parecchi.
Un bilancio di questo Festival?
«Il più bello della mia vita, anche se vissuto con un’angoscia incredibile! Se mi aspettavo il terzo posto? Sapevo di cantare una bella canzone, ma non ho mai pensato al posizionamento finale. Anche perché, in quel groviglio di impegni che è stata la settimana sanremese, non ho neanche avuto la possibilità di capire cosa effettivamente la gente pensasse della mia canzone. Centellinavo anche la lettura dei commenti sui social, perché ero proprio terrorizzata. L’ultima sera mi sono persino rifiutata di seguire la classifica finale con gli altri cantanti e mi sono chiusa nel mio camerino, dando le spalle alla televisione. Ho capito di essere sul podio solo interpretando gli sguardi delle due persone della mia squadra che erano insieme a me».
La “canzone del cuore” di Sanremo 2018?
«È stato un Festival splendido, ricco di bellissime canzoni. Però, dovendo scegliere, dico “Almeno pensami”, meravigliosa poesia di Lucio Dalla, cantata da Ron».
Ha pubblicato il suo nuovo disco, “Bye bye”. Cosa saluta?
«L’ansia e le paranoie del mio passato. Ho voglia di intraprendere un nuovo viaggio verso la “mia felicità”. Sono molto più consapevole di quanto lo fossi un tempo: più forte e meno impaurita del giudizio della gente. Punto dritto alle cose che mi fanno stare bene o, almeno, ci provo».
Un cambiamento naturale o deciso a tavolino?
«Assolutamente naturale e graduale. Mi sono resa conto di essere cambiata a “processo concluso”».
C’entrano i 30 anni?
«Direi di sì. Cambiano le priorità, cambia il tuo ruolo».
Una nuova Annalisa, quindi…
«Sì e no. “Bye bye” non è un addio al mio passato, ma è piuttosto un “grazie”. In questa “nuova vita” mi porto dietro gli insegnamenti e tutte le cose belle che mi sono successe, per trasformarle in qualcosa di nuovo».
Da qui, la copertina del disco, in cui si vede un’Annalisa molto “femminile” ma, allo stesso tempo, rock?
«Esatto: sono le contraddizioni della mia personalità. E poi, fino a qualche tempo fa mi facevo un sacco di paranoie: tendevo quasi a nascondermi per paura del giudizio della gente. Ora invece queste ansie sono sparite: mi accetto come sono e così mi mostro».
Canta solo quello che vive?
«La maggior parte dei pezzi di questo album porta la mia firma. Poi ho lavorato con molti altri bravissimi autori, a cui mi sono rivolta chiedendo loro di mandarmi delle proposte, nel caso ne avessero. Comunque canto solo ciò che è vicino al mio mondo e che mi rappresenta: non sarei capace di fare mio qualcosa che sento come estraneo al mio modo di interpretare quello che mi circonda».
Nell’album ha lavorato insieme a Michele Canova, già produttore di Ferro, Jovanotti, Mengoni.
«L’ho incontrato un paio di anni fa e gli ho chiesto una cosa solo apparentemente banale: aiutarmi a capire gli ambiti in cui sono più “forte”. Il suo aiuto è stato fondamentale: secondo me è il numero uno. Alla fine ci siamo ritrovati con una settantina di canzoni troppe per un solo disco! Tra queste, ne abbiamo scelte tredici, alcune firmate dallo stesso Canova, e così è nato “Bye bye”».
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