Il nuovo «Milione» di Paolini

L'artista bellunese riporta in scena a Venezia l'opera di Marco Polo
MATTATORE. Marco Paolini ripropone Il Milione
MATTATORE. Marco Paolini ripropone Il Milione
 Un Milione di Milioni verranno riconsegnati a Venezia da Marco Paolini: «Non mi è mai capitato di essere salutato con l'alzata dei remi come quando portai "Il Milione" di Marco Polo all'Arsenale, nel 1998, per la diretta su Rai Due. Ora voglio restituire quel gesto di onore e orgoglio a questa città, riportandolo in scena nei Campi di San Trovaso e Madonna dell'Orto». Correva l'anno 1298 quando il viaggiatore veneziano fece amicizia con il suo compagno di cella, Rustichello da Pisa, al quale iniziò a raccontare le meraviglie viste nei suoi viaggi per raggiungere la corte del Gran Khan Kubilai. Erano finiti entrambi in gattabuia, a Palazzo San Giorgio a Genova, ma il desiderio di ricordare i luoghi straordinari di uno e la voglia di trascrivere dell'altro, fecero di quella reclusione la via regia per l'evasione, almeno con l'immaginazione. Una volta liberi, quelle pagine scritte in lingua d'oil e tradotte a tempo in latino, furono destinate a cambiare la storia, incendiando di entusiasmo e stupore l'immaginazione di generazioni.  Secoli dopo: stessa città, stesse iniziali, stesso nome e, nel senso di raccontastorie, stesso lavoro, l'attore. Marco Paolini, già sotto le luci dei riflettori per «Il racconto del Vajont», si cala nelle vesti di Sambo, un barcaiolo che condurrà il protagonista Campagne (un po' Marco Polo e un po' Rustichello) alla scoperta della storia di Venezia, passando dalla Cina a Marghera.  E proprio nei panni dell'aiutante, spesso un manovale, che Paolini con esemplare umiltà e modestia ama raccontare ogni volta il protagonista, così come con il Marcantonio Mazzoleni di Galileo Galilei: «Mio padre era un ferroviere, ma mi ha trasmesso la passione per sporcarmi le mani, nel senso di lavorare con il materiale e fare fatica. Io sono uno tridimensionale, non bidimensionale». Le meraviglie del mondo di Marco Polo, unite a quelle di Marco Paolini, si trasformano in una storia a scatole cinesi che racconta un Nordest di villette e lo spirito che animava un viaggiatore che non è un Cristoforo Colombo.  L'attore bellunese ritorna con i suoi scenari visionari per ricordare alla gente la storia dei propri luoghi, la dignità del proprio lavoro e, soprattutto, l'importanza di usare l'immaginazione.

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