Alain Freidman a Treviso: «Per la crescita meno tasse alle imprese e più donne»
Il giornalista economico al Fermi per la rassegna “Leggere il presente”

TREVISO. Alan Friedman, noto giornalista economico, nel suo ultimo libro “Dieci cose da sapere sull’economia italiana” espone in modo chiaro pregi e difetti della nostra economia, nelle sue intricate relazioni sociali e politiche. Quale sarà il destino economico dell’Italia? Questo il tema dell’incontro che si tiene oggi alle 20.30, nell’aula magna dell’Istituto Fermi di Treviso, nell’ambito della rassegna “Leggere il presente”, a cura dell’associazione “Pensare il Presente” e della quale la tribuna di Treviso è media partner.
In un contesto globalizzato e con competitori come la Cina è possibile essere realmente sovranisti?
«Il concetto di sovranista non è un concetto italiano. È stato inventato come slogan da Steve Bannon, l’ex capo della campagna elettorale per la Casa Bianca. Steve Bannon, stratega e uomo di destra estrema, sta finanziando e lavorando in Europa al cosiddetto movimento dei sovranisti. Questa idea di proclamarsi sovranisti anche in Italia è una forma di demagogia di estrema destra, inutile, che non aiuta l’Italia a fare export, non aiuta a pagare meno interessi. È solo il modo con cui la destra estrema accresce il suo consenso. Ma è molto pericoloso, perché l’Italia è un paese che esporta in tutto il mondo il “made in Italy”. Se l’Italia si chiude, fallirà».
Sembra che la ripresa economica possa passare attraverso la valorizzazione del “made in Italy” e della tecnologia. Cosa ne pensa?
«L’Italia ha diverse aree di eccellenza, soprattutto nel nord-ovest e nel nord-est. Ci sono dei centri importanti di innovazione tecnologica. In un Pil da 1700 miliardi, 550 miliardi di euro sono di export. Se l’Italia vuole crescere più di un misero 0,9%, la chiave del successo è l’aumento di produttività».
Lei presenterà il suo libro in una provincia veneta toccata pesantemente dal problema “banche”. Cosa è andato storto nel rapporto tra banche, imprese e risparmiatori?
«A me sembra che durante i dieci anni della crisi finanziaria siano andate storte due cose. Da un lato la crisi dell’economia, cioè un crollo di 25 punti dal quale ci stiamo appena riprendendo. Ovviamente, quando c’è un crollo dell’economia reale, e un sacco di aziende vanno in fallimento, l’insofferenza delle banche si moltiplica. La seconda spiegazione è che ci sono i furbacchioni, gli amichetti. Un problema di cui si occupa la magistratura e non un’economista».
Quali dovrebbero essere, secondo lei, le priorità del governo per rilanciare l’economia italiana?
«Nel mio libro cerco di spiegare che la FlatTax non è la soluzione e crea un buco nei conti pubblici di 50 miliardi. La rendita garantita di Di Maio non è la soluzione, perché è un disincentivo al lavoro. Il decreto dignità è un errore, perché penalizza i piccoli imprenditori. Se volessimo cercare di dare due o tre esempi di come si potrebbe aiutare la crescita e la creazione di posti di lavoro, bisognerebbe assolutamente offrire sgravi fiscali ai piccoli imprenditori che assumono, bisogna riprendere la detassazione per le nuove assunzioni, tagliare il cuneo fiscale, etc. Tutto ciò era contenuto nel Job Act. Bisogna però allargare queste misure non solo ai giovani, ma anche agli esodati e, soprattutto, all’occupazione femminile. Tutti i dati mostrano che quando ci sono più donne al lavoro la crescita è più forte».
Sulle pensioni, che ne sarà di chi ha tra i 30 e 50 anni?
«Come spiego nel libro, chi andrà in pensione nel 2050 o nel 2070 probabilmente prenderà circa la metà o molto meno di quello che prende oggi. Oggi si percepisce una pensione pari al 60-70% dello stipendio, in futuro sarà meno del 50%. A mio avviso è sbagliata l’idea, sostenuta da alcuni componenti della maggioranza di governo, per cui basta applicare la “quota 100” e automaticamente si creano nuovi posti di lavoro. Non è vero, non è scientifico. Questo tipo di idea, cioè la sostituzione automatica per cui ad un nuovo pensionato corrisponde un giovane assunto, esiste solo nella fantasia, ma non qui sul pianeta terra».
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